Karnataka, aggrediti 20 cristiani per false accuse di conversioni forzate
di Nirmala Carvalho
Il pastore della pentecostale Agape Church ha perso un dito. Un uomo e una donna hanno gravi ferite alla gamba e alla testa. I nazionalisti indù hanno fatto irruzione in una casa privata. Sajan George, del Global Council of Indian Christians (Gcic): “Aggredendo una donna, superata ogni norma della decenza. A rischio anche dentro casa la sicurezza dei cristiani in Karnataka”.
Bangalore (AsiaNews) – Radicali indù armati di bastoni e spranghe di ferro hanno aggredito 20 cristiani pentecostali in una casa privata nell’area di Anekal, vicino Bangalore (Karnataka). I nazionalisti dell’Hindutva accusavano i presenti di proselitismo e conversioni forzate. Nell’attacco, il pastore Srirangam Shanthakumar, della Agape Church, ha perso un dito della mano sinistra, mentre Vijai – un fedele – ha riportato gravi ferite a una gamba. Anche una donna, la signora Yashodamma, è stata aggredita, recando una ferita alla testa e un danno forse permanente a un nervo della mano destra. Per Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), “un’aggressione così grave e ingiustificata contro innocenti cristiani è una seria violazione dei diritti umani e della libertà religiosa. Per la minoranza cristiana del Karnataka, il 2012 è iniziato all’insegna del terrore”. Dopo l’aggressione, i cristiani hanno chiamato la polizia locale di Sarjapur. Le forze dell’ordine hanno registrato il caso e accompagnato i feriti all’ospedale statale, ma nessuno è stato ancora indagato.
Dal 2008 il Karnataka è guidato dal Bjp (Bharatiya Janata Party), partito ultranazionalista che sostiene gruppi e movimenti estremisti indù appartenenti all’ampio ombrello del Sangh Parivar. Tra questi, il Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh), il Vhp (Vishwa Hindu Parishad) e il Bajrang Dal, spesso responsabili delle violenze contro dalit e cristiani.
“Gli ultranazionalisti indù – accusa Sajan George – superano ormai ogni norma della decenza. Picchiano e insultano anche le donne, una gravissima violazione della dignità e dei diritti femminili. Ma quello che è più vergognoso, è che questi aggressori si sentono incoraggiati a scatenare la loro brutalità anche entro i confini di una casa privata. In India è forse un crimine praticare la propria religione? È forse un crimine pregare nella sicurezza della propria casa, al punto da attirare abusi fisici e verbali da parte di estremisti che godono della protezione del Bjp?”.
Dall’inizio del 2012, questo di Anekal è il secondo attacco di radicali indù contro cristiani. Il 1mo gennaio scorso, circa 20 attivisti del Bajrang Dal hanno interrotto un servizio di preghiera della Blessing Youth Mission Church, nel distretto di Balgakot. Hanno picchiato il pastore Siddu Seemanth Gunike e accusato di praticare conversioni forzate di indù. Dopo l’aggressione, gli attivisti hanno portato il rev. Gunike e alcuni fedeli alla stazione di polizia.
Anche la Commissione del Karnataka per le minoranze sembra prendere sottogamba le aggressioni contro la comunità cristiana. In merito a due casi di violenza anticristiana accaduti la sera di Natale e denunciati dalle vittime, un membro della Commissione ha detto: “Se davvero conoscessero gli insegnamenti di Gesù, i cristiani non dovrebbero lamentarsi”, forse riferendosi alla frase di Cristo “porgi l’altra guancia”.
“Oltre alle violenze fisiche – conclude il presidente del Gcic – i cristiani devono subire l’ulteriore umiliazione della Commissione statale per le minoranze. Questo non sembra essere di buon auspicio per il 2012. La sicurezza dei cristiani in Karnataka è sempre più precaria”.
Dal 2008 il Karnataka è guidato dal Bjp (Bharatiya Janata Party), partito ultranazionalista che sostiene gruppi e movimenti estremisti indù appartenenti all’ampio ombrello del Sangh Parivar. Tra questi, il Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh), il Vhp (Vishwa Hindu Parishad) e il Bajrang Dal, spesso responsabili delle violenze contro dalit e cristiani.
“Gli ultranazionalisti indù – accusa Sajan George – superano ormai ogni norma della decenza. Picchiano e insultano anche le donne, una gravissima violazione della dignità e dei diritti femminili. Ma quello che è più vergognoso, è che questi aggressori si sentono incoraggiati a scatenare la loro brutalità anche entro i confini di una casa privata. In India è forse un crimine praticare la propria religione? È forse un crimine pregare nella sicurezza della propria casa, al punto da attirare abusi fisici e verbali da parte di estremisti che godono della protezione del Bjp?”.
Dall’inizio del 2012, questo di Anekal è il secondo attacco di radicali indù contro cristiani. Il 1mo gennaio scorso, circa 20 attivisti del Bajrang Dal hanno interrotto un servizio di preghiera della Blessing Youth Mission Church, nel distretto di Balgakot. Hanno picchiato il pastore Siddu Seemanth Gunike e accusato di praticare conversioni forzate di indù. Dopo l’aggressione, gli attivisti hanno portato il rev. Gunike e alcuni fedeli alla stazione di polizia.
Anche la Commissione del Karnataka per le minoranze sembra prendere sottogamba le aggressioni contro la comunità cristiana. In merito a due casi di violenza anticristiana accaduti la sera di Natale e denunciati dalle vittime, un membro della Commissione ha detto: “Se davvero conoscessero gli insegnamenti di Gesù, i cristiani non dovrebbero lamentarsi”, forse riferendosi alla frase di Cristo “porgi l’altra guancia”.
“Oltre alle violenze fisiche – conclude il presidente del Gcic – i cristiani devono subire l’ulteriore umiliazione della Commissione statale per le minoranze. Questo non sembra essere di buon auspicio per il 2012. La sicurezza dei cristiani in Karnataka è sempre più precaria”.
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Un’altra chiesa saccheggiata in Karnataka
04/02/2010
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