Kanlho, 9 tibetani sotto processo: spingono alle auto-immolazioni
Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) - Le autorità cinesi hanno aperto questa mattina il processo contro nove tibetani, accusati di aver "incitato all'auto-immolazione" alcuni monaci buddisti per "sfidare l'autorità di Pechino" sulla regione. La corte si è riunita sotto lo stretto controllo della polizia nella contea di Luchu, nella Prefettura autonoma di Kanlho. Secondo diverse fonti, l'udienza a porte chiuse fa parte degli sforzi cinesi per criminalizzare coloro che non appoggiano il governo cinese dell'area.
I giudici non hanno reso pubbliche le accuse specifiche contro i nove. Una fonte dice: "L'udienza è andata avanti con molta tranquillità, data l'imponente presenza di forze di sicurezza nei pressi del tribunale. Ai tibetani è stato proibito anche solo avvicinarsi. Gli accusati sono Kalsang Samdup (monaco della lamaseria Dzamtsa Dongsuk), Kalsang Kyab, Kalsang Sonam, Tsesung, Dorjee Dhondup, Kalsang Namdren, Sonam Kyi, Lhamo Dorjee, e Nima: provengono tutti dal villaggio Dzamtsa Lotso, contea di Luchu.
Secondo alcuni, il loro arresto è collegato all'auto-immolazione di Tsering Tashi, 31 anni, che si è ucciso il 29 novembre del 2012 per protestare contro le autorità comuniste e chiedere il ritorno del Dalai Lama in Tibet. Al momento il numero di auto-immolati è salito a 107, anche se non tutti sono morti dopo il gesto di protesta. Pechino accusa il leader buddista - in esilio a Dharamsala - di "fomentare i suicidi". Da parte sua, il governo tibetano in esilio accusa la Cina di "non voler ascoltare" le legittime richieste del popolo tibetano.