Kalpitiya: contadina musulmana vince contro l'esproprio di un megaprogetto turistico
di Melani Manel Perera
Una corte ha riconosciuto a Saleema il diritto di proprietà su due terreni di famiglia, dove un imprenditore locale stava costruendo resort di lusso. Per la sua battaglia legale, la donna ha speso 300mila rupie (2mila euro). Verrà rimborsata dal costruttore abusivo con 5 milioni di rupie. Attivisti locali: “Il suo esempio dà forza e coraggio a quanti rischiano di perdere i loro terreni”.
Kalpitiya (AsiaNews) – Dopo sette mesi di udienze e 300mila rupie (circa 2mila euro) spesi in avvocati, una donna musulmana di Kalpitiya (North Western Province) ha vinto la sua battaglia contro un imprenditore locale di resort di lusso. Una corte ha infatti riconosciuto a Seinulabdheen Saleema, sposata e madre di due figli, il diritto di proprietà su due terreni di palma da cocco, sui quali Neil Silva aveva avviato la costruzione di 80 ville per la sua compagnia Dutch Bay Resorts.
Da più di un anno pescatori e abitanti delle isole di Kalpitiya protestano contro il mega progetto turistico che interessa le spiagge della zona. Per far ripartire l’economia del Paese, il governo ha infatti avviato una serie di piani per promuovere il turismo di lusso, che rischiano però di danneggiare l’ecosistema e la sopravvivenza delle comunità locali.
“Sette mesi fa – racconta Saleema ad AsiaNews – ho notato che gli operai di Neil de Silva avevano invaso la mia proprietà, stavano costruendo un enorme albergo.Ho spiegato loro che quei terreni appartengono a me, ma de Silva mi ha detto di aver comprato l’area da un’altra persona. Così, non mi permetteva di entrare in quella zona”.
Quello di Saleema non è un caso isolato. Governo e investitori privati invadono terre che appartengono ad altre persone. Le recintano, le mettono in vendita o in affitto e poi impediscono ai veri proprietari di entrare.
Saleema non si perde d’animo: “Ho quei terreni da 30 anni: 12 acri sono miei, ereditati da mia nonna; 14 erano di mia madre, che ha lasciato a me la gestione. Ho preso gli atti di proprietà e sono andata in tribunale, determinata a riprendermi ciò che era mio. Dopo 14 udienze (due al mese), la corte ha ordinato a Neil de Silva di interrompere i lavori”. Dal momento che un edificio era già stato completato, spiega la donna, “ho chiesto un risarcimento di 5 milioni di rupie (circa 34mila euro) all’imprenditore”. L’uomo ha acconsentito alla richiesta e ha dichiarato che pagherà “il valore della proprietà”.
In questi sette mesi, i media locali e la National Fisheries Solidarity Movement (Nafso) hanno sostenuto la donna. “Devo ringraziarli – racconta – per avermi incoraggiato a non perdere la speranza e avermi guidato in questa battaglia”. Il marito di Saleema ha detto di essere “orgoglioso” per il coraggio di sua moglie.
“Nell’area di Kalpitiya – sottolinea ad AsiaNews Herman Kumara, presidente del Praja Abhilsha Network e convener del People’s Alliance for Right to Land – ci sono centinaia di persone come Saleema che hanno perso i loro terreni. Questa vittoria dà coraggio e forza a quelle persone che vogliono combattere contro i grandi investitori”.
Da più di un anno pescatori e abitanti delle isole di Kalpitiya protestano contro il mega progetto turistico che interessa le spiagge della zona. Per far ripartire l’economia del Paese, il governo ha infatti avviato una serie di piani per promuovere il turismo di lusso, che rischiano però di danneggiare l’ecosistema e la sopravvivenza delle comunità locali.
“Sette mesi fa – racconta Saleema ad AsiaNews – ho notato che gli operai di Neil de Silva avevano invaso la mia proprietà, stavano costruendo un enorme albergo.Ho spiegato loro che quei terreni appartengono a me, ma de Silva mi ha detto di aver comprato l’area da un’altra persona. Così, non mi permetteva di entrare in quella zona”.
Quello di Saleema non è un caso isolato. Governo e investitori privati invadono terre che appartengono ad altre persone. Le recintano, le mettono in vendita o in affitto e poi impediscono ai veri proprietari di entrare.
Saleema non si perde d’animo: “Ho quei terreni da 30 anni: 12 acri sono miei, ereditati da mia nonna; 14 erano di mia madre, che ha lasciato a me la gestione. Ho preso gli atti di proprietà e sono andata in tribunale, determinata a riprendermi ciò che era mio. Dopo 14 udienze (due al mese), la corte ha ordinato a Neil de Silva di interrompere i lavori”. Dal momento che un edificio era già stato completato, spiega la donna, “ho chiesto un risarcimento di 5 milioni di rupie (circa 34mila euro) all’imprenditore”. L’uomo ha acconsentito alla richiesta e ha dichiarato che pagherà “il valore della proprietà”.
In questi sette mesi, i media locali e la National Fisheries Solidarity Movement (Nafso) hanno sostenuto la donna. “Devo ringraziarli – racconta – per avermi incoraggiato a non perdere la speranza e avermi guidato in questa battaglia”. Il marito di Saleema ha detto di essere “orgoglioso” per il coraggio di sua moglie.
“Nell’area di Kalpitiya – sottolinea ad AsiaNews Herman Kumara, presidente del Praja Abhilsha Network e convener del People’s Alliance for Right to Land – ci sono centinaia di persone come Saleema che hanno perso i loro terreni. Questa vittoria dà coraggio e forza a quelle persone che vogliono combattere contro i grandi investitori”.
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