Joumblatt con gli Hezbollah: un “colpo di Stato bianco”
di Paul Dakiki
In forse la ricandidatura di Hariri. I suoi sostenitori studiano il da farsi. Geagea ha cancellato una visita in Francia. Turchia e Qatar abbandonano la mediazione. Fra due giorni iniziano le consultazioni del presidente per un nuovo governo. Timori per un nuovo stallo politico e forse per nuove tensioni fra sunniti e sciiti.
Beirut (AsiaNews) – I politici del “14 marzo”, il gruppo che sostiene il premier Saad Hariri, si incontrano oggi pomeriggio ad Ashrafieh per valutare quello che è stato definito il “colpo di Stato in bianco” messo a segno ieri sera dal leader druso Walid Joumblatt, che in una conferenza stampa ha dichiarato di voler sostenere gli Hezbollah nella costituzione di un nuovo governo libanese.
Joumblatt ha dichiarato con una certa solennità che egli si schiera “a fianco della Siria e della resistenza”. E ha detto di compiere questa scelta per “la stabilità del Libano”.
La scorsa settimana Hezbollah ha fatto cadere il governo di unità nazionale, accusando il premier Hariri di non sconfessare il Tribunale internazionale per il Libano, che – secondo rumori della stampa – dovrebbe accusare alcuni membri del movimento di guerriglia sciita quali responsabili dell’assassinio di Rafic Hariri (padre di Saad) il 14 febbraio del 2005.
Il fatto curioso è che anche il padre di Walid Joumblatt si sospetta sia stato assassinato dai siriani e egli stesso ha appoggiato il movimento nazionale per espellere l’esercito siriano dal Libano nel 2005.
Nell’attesa che il presidente Michel Suleiman apra le consultazioni fra due giorni, Samir Geagea, responsabile maronita della coalizione “14 marzo”, ha cancellato una sua visita in Francia, per rimanere in Libano e studiare la situazione.
Nei giorni scorsi ministri di Turchia e Qatar (e da lontano l’Arabia saudita e la Siria) si sono affrettati per una mediazione, ma il loro lavoro è stato vano.
Nonostante gli ostacoli, Saad Hariri ha deciso di ricandidarsi al governo, ma dopo le dichiarazioni di Joumblatt una sua rielezione pare difficile. Per vincere al parlamento, Hariri avrebbe bisogno di almeno 65 voti su 128 (ne ha 60); Hezbollah e i suoi alleati comandano 57 voti. Secondo analisti, Joumblatt potrebbe convogliare almeno 7 voti dei 10 del suo partito. In ogni caso Hezbollah ha già dichiarato che non sosterrà un’altra volta Saad Hariri e ha proposto il sunnita Omar Karamé.
Lo sbriciolamento del governo di unità nazionale e delle coalizioni rischia di aprire una nuova lunga crisi nel Paese dei cedri, che è rimasto per mesi senza presidente e senza governo. Alcuni temono che si riapra una lotta fra sunniti e sciiti come nel maggio 2008, con centinaia di morti, portando il Paese sull’orlo della guerra civile.
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