Jiangxi, continua la protesta degli studenti: centinaia di poliziotti bloccano un altro campus
Le autorità hanno inviato gli agenti in tenuta anti-sommossa presso un campus di Ganjiang per fermare una protesta di massa che avrebbe riunito circa 60mila universitari. Linee telefoniche e connessioni Internet tagliate dagli agenti, che hanno bloccato gli studenti dentro gli edifici.
Ganjiang (AsiaNews/Agenzie) Per la seconda volta in meno di una settimana, le autorità cinesi hanno inviato ieri centinaia di poliziotti in tenuta anti-sommossa presso un'università privata della provincia meridionale dello Jiangxi per fermare una manifestazione di massa contro il governo organizzata dagli studenti.
La polizia ha obbligato gli universitari a non lasciare il campus ed ha bloccato i telefoni e le connessioni Internet dell'Istituto di Tecnologia di Ganjiang.
L'invio dei poliziotti è stato deciso per fermare la protesta di massa organizzata dagli studenti di Ganjiang che avrebbe dovuto riunire circa 60mila universitari provenienti da 10 Istituti privati della provincia. Questi protestano per la nuova legge sull'educazione che, nonostante le promesse dei funzionari statali, non equipara i titoli di studio conseguiti presso gli istituti privati a quelli rilasciati dalle università pubbliche.
Si tratta del secondo caso del genere in una settimana. I primi scontri si sono verificati il 21 ottobre scorso a Nanchang e si sono protratti per quattro giorni di fila: si sono conclusi con 20 feriti, 5 arrestati e diverse macchine ed edifici danneggiati.
Poco dopo le prime proteste, sono infatti arrivati sul posto gli agenti della polizia paramilitare che hanno ricevuto l'ordine di "contenere" gli studenti. Molti di loro appartengono ad etnie cinesi in minoranza, come i 2mila uighuri che sono stati allontanati con la forza.
Secondo uno studente dell'Istituto di Ganjiang, Luo Gan leader comunista della sezione nazionale per la legge e l'ordine pubblico si è recato a Nanchang per incontrare i membri del Dipartimento educazione e discutere con loro del modo migliore per risolvere la disputa legata ai diplomi.
La notizia degli scontri è arrivata anche al cuore del governo: secondo una fonte di Pechino, anonima per motivi di sicurezza, il presidente cinese Hu Jintao "è rimasto sconvolto" dalle rivolte studentesche avvenute la scorsa settimana nello Jiangxi "tanto che ieri ha convocato il ministro della Sicurezza pubblica per un incontro d'emergenza".
Proteste di questo tipo si verificano sempre più spesso in Cina. Data la difficoltà degli esami di accesso alle università governative, infatti, molti giovani si rivolgono a costosi istituti privati che in teoria sono riconosciuti dallo Stato. Nella pratica, Pechino ha interrotto il riconoscimento dei titoli così ottenuti, rendendo inutile lo studio e la spesa affrontati dagli studenti.