Jammu e Kashmir: nel divorzio, il marito non ha potere assoluto
Srinagar (AsiaNews) - L'Alta corte del Jammu e Kashmir ha stabilito che il potere di un marito di pronunciare il Talaq (divorzio) "non è assoluto". La sentenza si riferisce al caso di Mohammad Naseem Bhat e Bilquees Akhter: il giudice Hasnain Massodi ha dato ragione alla donna. Secondo il tribunale, il Talaq (che significa "io divorzio da te") deve rappresentare "l'ultima risorsa" e può essere concesso solo quando la coppia ha esaurito tutte le altre opzioni praticabili per recuperare il rapporto coniugale. Nella shari'a (legge islamica, che non ha autorità legale nello Stato, ndr), pronunciare tre volte il Talaq è la formula usata per ripudiare la moglie e dare inizio al divorzio.
Nell'emettere la sentenza, il giudice Massodi ha spiegato: "Un marito non solo deve provare di aver pronunciato il Talaq, o di aver attuato le pratiche per il divorzio, ma deve provare con ogni mezzo di aver compiuto tutti gli sforzi necessari [per salvare il matrimonio], e che questi sforzi non hanno portato frutti". Solo a quel punto il marito potrà ottenere il divorzio e svincolarsi dagli obblighi previsti nel contratto coniugale, incluso quello di mantenere la moglie. Nel caso Bhat-Akhter, la corte ha sottolineato che "sebbene siano stati fatti lievi tentativi, mancano valide prove per autorizzare il divorzio".
Secondo gli ultimi dati ufficiali disponibili, le cause matrimoniali pendenti nei vari tribunali dello Stato sono 2.448. Quelle ancora in attesa per stabilire l'entità del mantenimento sono 4.862, e oltre 7.310 i casi di controversie interne. Le cifre a disposizione della State Women's Commission (Swc) mostrano che la maggior parte dei casi riguarda gruppi a basso reddito: delle 1.820 cause registrate, 1.333 provengono dalla valle del Kashmir e 487 dal Jammu. (NC)
28/12/2018 08:56
29/12/2017 11:47