23/08/2024, 13.28
INDONESIA
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Jakarta: protesta di piazza blocca la legge ‘ad personam’ per il clan Widodo

di Mathias Hariyadi

In diverse città del Paese manifestazioni a pochi giorni dalla visita di papa Francesco. Nel mirino un tentativo di riforma delle elezioni regionali per permettere al 29enne figlio del presidente di concorrere a governatore dello Stato di Java centrale e bloccare la ricandidatura del governatore uscente della capitale. Tensioni intorno al Parlamento, trasformato per qualche ora in “campo di battaglia”. 

Jakarta (AsiaNews) - A pochi giorni dal viaggio apostolico di papa Francesco nell’Asia-Pacifico, con tappa in Indonesia (nazione musulmana più popolosa al mondo), Jakarta è stata ieri teatro di violente proteste per “politiche nepotiste” e concezione del potere “familista” del presidente uscente Joko “Jokowi” Widodo. Molte le manifestazioni in diverse città, con la più imponente e partecipata che ha attraversato le vie della capitale, registrando scontri e momenti di tensione: nel mirino un controverso progetto di riforma elettorale che rafforzerebbe l’influenza dell’attuale capo dello Stato e del suo alleato e successore, Prabowo Subianto, che entrerà in carica a ottobre.

La riforma di legge intende eliminare la norma che impone il divieto di candidarsi alle elezioni regionali a persone che non abbiano ancora compiuto trent’anni, la cui legittimità è stata ribadita e confermata nei giorni scorsi con sentenza della Corte costituzionale. In caso di approvazione con voto parlamentare, l’emendamento permetterebbe a uno dei figli di Widodo, Kaesang Pangarep, di candidarsi a governatore dello Stato di Java centrale nelle elezioni a novembre. Egli ha infatti 29 anni e una sua attuale corsa, col limite minino di età fissato a 30 anni, sarebbe illegittima. Un altro articolo del contestato progetto renderebbe poi di fatto impossibile la ricandidatura del governatore uscente di Jakarta Anies Baswedan, che dopo la "grande alleanza" tra Joko Widodo e il suo ex antagonista Prabowo Subianto è rimasto il maggiore esponente dell'opposizione nel Paese.

La riforma di una legge “ad personam” non sarebbe un elemento nuovo: già in occasione delle ultime presidenziali, infatti, l’Assemblea aveva approvato una norma che ha consentito al figlio maggiore di Widodo, Gibran Rakabuming Raka, di concorrere - vincendo - alla carica di vice-presidente, assicurando una successione di carattere quasi-dinastico ai vertici del Paese. Da qui il malcontento crescente e diffuso di ampi settori della società, soprattutto fra accademici e studenti universitari, sfociate poi in imponenti manifestazioni di piazza.

Jokowi è stato a più riprese accusato dall’opinione pubblica di promuovere i suoi due figli (Gibran e Kaesang) e il genero Bobby Nasution per la corsa al potere nella Pilkada di novembre. Il Comitato elettorale indonesiano (Kpu o Komisi Pemilihan Umum) aveva sostenuto la modifica della legge, per poter permettere la candidatura a governatore del figlio del presidente. A stretto giro di vite si è registrato l’intervento della Corte costituzionale, che ha revocato le disposizioni emanate dal Kpu, bloccando la candidatura di Kaesang. Infine, l’intervento del Parlamento (Dpr Ri) in aiuto del “clan presidenziale”, che ha scatenato le proteste e innescato manifestazioni di massa nel Paese. 

Di fronte all’ondata crescente di malcontento, nella notte è arrivata la notizia secondo cui sia il Parlamento sia l’amministrazione Widodo sarebbero intenzionati a seguire le direttive della Corte costituzionale e non vogliono forzare la mano. “Siamo impegnati a seguire il nuovo regolamento come stabilito” dai giudici il 20 agosto scorso, ha dichiarato nella serata di ieri il capo della comunicazione del Palazzo presidenziale Hasan Nasbi. E, al tempo stesso, “il Dri Ri ha sospeso le manovre per rivedere la sentenza della Corte costituzionale”, così come è sospeso “il piano di revisione del regolamento del Kpu” ha aggiunto Sufmi Dasco Ahmad.

Un tentativo di distensione promosso dei vertici, a pochi giorni dalla storica visita di papa Francesco attesa con trepidazione non solo dai cattolici, ma da ampi settori della politica e della società civile locale, compresi i musulmani. Alla base dello scontro vi sono le prossime elezioni regionali nell’arcipelago, conosciute col nome di “Pilkada” (pemilu kepala daerah), che si terranno il prossimo 27 novembre in 37 province per scegliere i capi di 508 reggenze o città (sindaci o governatori). Ruoli che godono di ampi poteri a livello territoriale e, per questo, risultano ambiti da leader politici, partiti e amministratori locali. 

Il tentativo di forzare la mano di “Jokowi” ha creato un forte malcontento, alimentando una sollevazione popolare e un sentimento di forte opposizione alla leadership attuale, con meme e post critici sui social network. Gruppi attivisti non nascondono il pericolo di “emergenza costituzionale” e, per questo, hanno promosso manifestazioni di massa in molte parti. Una violenta protesta si è registrata anche nella Camera dei deputati, dopo che gli studenti hanno abbattuto i cancelli di protezione e hanno fatto irruzione nell’edificio, trasformando le istituzioni in “terreno di battaglia” pro-democrazia. Al riguardo, diversi studiosi e accademici hanno affermato pubblicamente che “l’Indonesia è sull’orlo dell’abuso di potere, per una palese mancanza di rispetto della legge”. 

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