Jakarta preoccupata per le leggi locali ispirate alla sharia
Dopo mesi di silenzio, il ministero indonesiano della Giustizia e dei Diritti umani annuncia la revisione delle ordinanze accusate da più parti di essere contrarie ai principi della Costituzione. A giugno il ministro degli Interni aveva rimandato la questione ai governatori locali.
Jakarta (AsiaNews) Dopo un lungo silenzio sulle questione, il ministero indonesiano della Giustizia e dei Diritti umani ieri ha annunciato che rivedrà le ordinanze dei governi locali accusate di essere discriminatorie verso le minoranze e contrarie ai principi della Costituzione. Il ministro Hamid Awaluddin ha reso noto che coordinerà il suo lavoro con il dicastero degli Interni, il quale più volte in passato aveva promesso un controllo sulla costituzionalità delle leggi regionali, ma che a giugno aveva rimandato la questione ai singoli governatori locali.
Dal 2004, in seguito all'entrata in vigore dell'autonomia regionale, 22 reggenze e municipalità hanno adottato leggi influenzate dalla sharia: alcune criminalizzano comportamenti proibiti dalla legge islamica come adulterio, prostituzione, gioco d'azzardo, alcolismo e restringono le libertà delle donne.
Gruppi di minoranze, intellettuali musulmani e deputati di diversi partiti politici da tempo chiedono a Jakarta di cancellare tali normative, mettendo in guardia dalla "strisciante" islamizzazione dell'Indonesia, il più grande Paese musulmano al mondo. La legge anti-prostituzione adottata nel 2005 dalla reggenza di Tangerang ha sollevato forti proteste dopo il caso di una donna accusata di prostituzione perché camminava da sola per strada di notte. In regioni come Sulawesi del sud e Aceh, leggi locali richiedono la conoscenza dell'arabo scritto per tutti i funzionari pubblici.
Widodo Adisucipto, ministro per gli Affari politici, legali e della sicurezza, mesi fa aveva già sottolineato che più dell'85% delle ordinanze locali sono piene di contraddizioni e molte frenano gli investimenti dall'estero.
Secondo quanto riferito da Hamid, il ministero della Giustizia stabilirà uno standard di diritti umani, che dovrà essere rispettato nelle ordinanze regionali. La revisione delle contestate leggi verrà condotto dai funzionari degli uffici locali per i diritti umani. Ma l'ultima parola sulla revoca delle normative "incriminate" spetta al ministero degli Interni, che non ha ancora diffuso comunicazioni a riguardo.
06/11/2006