Jakarta liberalizzando l’istruzione crea allarme tra gli educatori
La denuncia è di due professori universitari: il governo vuole aprire le scuole pubbliche agli investitori esteri, ma così aumenta il divario tra ricchi e poveri per l’accesso all’istruzione e mette in pericolo la libertà d’insegnamento.
Jakarta (AsiaNews) – Il governo indonesiano ignora i problemi della scuola, preferendo “commercializzare” l’istruzione a scapito della qualità e della libertà dell’insegnamento. La denuncia arriva da Marcellinus Marcellino, vice rettore della Atmajaya Catholic University e da Winarno Surachmad, ex rettore del Teachers Training Institute di Jakarta. I due professori, citati oggi dal quotidiano Jakarta Post, spiegano che alcune regolamentazioni in vigore nel Paese sono nocive ed inefficaci a risolvere le problematiche legate all’istruzione.
Il riferimento è ad un disegno di legge sull’educazione e ad una regolamentazione presidenziale che elenca i campi aperti agli investimenti esteri, nel tentativo delle autorità politiche di liberalizzare il settore. Secondo questi provvedimenti, gli investitori stranieri possono acquistare fino al 49% delle quote di un istituto scolastico di qualsiasi livello. Winarno nota che nonostante il limite imposto, l’iniziativa risulta pericolosa. “Già il solo 15% basterebbe a distruggere il nostro sistema scolastico”, dice allarmato. Secondo lo studioso, gli investitori cercherebbero, come normale, solo istituti-partner convenienti per i loro profitti, con il risultato che “andrebbe ad aumentare il divario dell’accesso all’istruzione tra ricchi e poveri, e tra le grandi città e le zone più isolate”.
Della stessa opinione anche Marcellinus, preoccupato anche che l’“infiltrazione” di investimenti dall’estero nel settore possa compromettere la “trasmissione dei valori culturali tradizionali e l’indipendenza dell’insegnamento”. Egli punta il dito contro Jakarta che con il disegno di legge sull’educazione cerca di rendere le scuole pubbliche più indipendenti dal punto di vista finanziario, per investire di più in altri campi, scaricandosi così della sua responsabilità nella formazione dei giovani. “Spero che in vista delle elezioni presidenziali del 2009 – conclude il professore cattolico – gli educatori voteranno per un candidato impegnato realmente nell’istruzione”.
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