Jakarta, la "Casa dell'angelo": cattolici in aiuto ai malati psichici
Jakarta (AsiaNews) - Per la maggioranza degli indonesiani le malattie mentali sono ancora oggi uno stigma, una vergogna sociale, un problema da celare fra le mura domestiche, dentro a una gabbia o in una clinica che, in realtà, assomiglia più a un carcere. Schizofrenia, depressione, un disturbo derivante dall'abbandono portano il soggetto a una progressiva emarginazione dalla famiglia, dal lavoro, da una quotidianità che si trasforma in privazione, assenza di sentimenti e legami, abbandono. Colpita dalla portata del problema, ignorato di proposito persino dal governo, una donna cattolica con studi di medicina alle spalle ha deciso di aprire una "House of Angel", che ora è diventata anche una fondazione. Un luogo dove le persone affette da disordini mentali, malattie psichiatriche o abbandonate al loro destino, senza nessuno disposto a prendersene cura, possono trovare un riparo, un letto, un pasto caldo con cui rifocillarsi.
In base a un rapporto non ufficiale - in questo settore i numeri restano incerti - dell'aprile 2009, in Indonesia le persone affette da disturbi, disordini o patologie mentali erano oltre i sei milioni, pari a circa il 3% del totale. Un dato destinato a crescere in questi anni, così come è aumentata la popolazione che è passata da 200 agli attuali 250 milioni. Per il dottor Surjo Dharmono, specialista in psichiatria in un ospedale di Central Jakarta, il dato di persone con problemi "ha superato i sei milioni". La maggioranza dei casi si concentra nelle grandi città; stress, tensione sociale, traffico, crimine, disoccupazione e assenza di verde e servizi pubblici costituiscono fattori di criticità e aumentano il rischio di patologie legate alla psiche.
Lo psichiatra conferma che nella capitale e nella vicina Bogor, oltre il 30% dei suoi pazienti soffre di "disordini" mentali, che spesso non vengono nemmeno diagnosticati per la mancanza di adeguati controlli. In base a quanto stabilito dalla Costituzione del 1945, lo Stato assume su di sé la responsabilità di prendersi cura dei bisognosi fra cui poveri, emarginati e soggetti affetti da turbe mentali. Tuttavia, la realtà è ben diversa: il retaggio culturale, i problemi sociali e la mancanza di strutture adeguate privano i pazienti di cure e assistenza. E all'emarginazione in molti casi si sommano violenze e abusi, meglio noti con il nome di "pasung", in indonesiano. Tale pratica - diffusa nei villaggi e nelle zone povere - consiste nel rinchiudere il paziente in una sorta di gabbia di bambù, con le caviglie bloccate.
Per rispondere alla crisi, privati cittadini hanno avviato centri o istituti che si prendono cura delle persone con problemi psichici. Fra questi vi è la cattolica Dorothea Angelic Dolly Pudjowati, originaria di Purwokerto, Java centrale, studi in medicina alle spalle - anche se non ha mai conseguito la laurea - e una lunga esperienza nel sociale. La donna è divenuta nel tempo esempio di come la Chiesa e la sua dottrina sociale possano trovare un'applicazione concreta nell'aiuto del prossimo. In un primo momento ha aiutato i senzatetto, offrendo loro alloggio e cibo. Nel 2008 ha formato un gruppo col quale ha fondato la "casa della grazia", aprendo le porte a umili ed emarginati. Dalla parrocchia di Sant'Antonio ha avviato un progetto di assistenza ai vagabondi di East Jakarta, concentrando l'attenzione su quanti presentavano disturbi psichiatrici, poi convogliati in un centro di ascolto chiamato "Casa dell'amore"; al contempo, in una clinica mobile offriva consulenze gratuite. Quanti hanno ricevuto aiuto e assistenza hanno definito il lavoro della volontaria cattolica "Frasi sante, senza [bisogno di] parole".
Il suo progetto più ambizioso ha trovato piena realizzazione nel 2009, con la nascita della "Casa dell'angelo" e dell'omonima fondazione, nel distretto di Bekasi, una trentina di km a est di Jakarta. Secondo la filosofia del "cerca e trova", il centro non aspetta che siano i malati o le persone in difficoltà a cercare aiuto; sono gli attivisti a battere strade, famiglie o luoghi nevralgici come giardini pubblici, stazioni di treni o autobus, in cerca di persone bisognose di assistenza e aiuto. Come il primo paziente del quale si è presa cura Dorothea nel 2008, di nome Ucok, rinvenuto in stato confusionale a bordo di un grande camion alla stazione dei depositi. "Desidero aiutare quanti hanno bisogno di assistenza - racconta la donna ad AsiaNews - come Gesù Cristo ci ha sempre insegnato". Un impegno e una passione per l'altro, che le sono valse uno speciale riconoscimento del governo - a lei, cattolica, nel Paese musulmano più popoloso al mondo - perché improntato ai valori dell'altruismo e della solidarietà.