Jaffna, diplomatici e ong possono viaggiare al nord senza autorizzazione
di Melani Manel Perera
Le restrizioni restano per i singoli o i gruppi che devono visitare aree militari o incontrare ufficiali dell’esercito. Attivisti per i diritti umani: segnale “positivo”, ma è più urgente “demilitarizzare la zona”. La provincia del nord è la più segnata dal trentennale conflitto etnico tra tamil e singalesi.
Colombo (AsiaNews) – Diplomatici e membri di ong locali e internazionali tornano a viaggiare nel nord dello Sri Lanka, senza bisogno di chiedere autorizzazione e visti al ministero della Difesa. Per il momento, i singoli e i gruppi che programmano di visitare aree militari o incontrare ufficiali dell’esercito dovranno ancora richiedere il lasciapassare della Difesa. Gli attivisti hanno accolto la notizia come un segnale positivo per il processo di riconciliazione, dato che il nord è una delle zone più straziate dal lungo conflitto etnico concluso nel 2009. Tuttavia, sottolineano come ancora più importante è la demilitarizzazione completa della provincia.
Per Jehan Perera, attivista per i diritti umani e direttore esecutivo del National Peace Council, la distensione è uno “sviluppo positivo”, perché mostra che il governo “agisce in maniera trasparente e non ha nulla da nascondere nella provincia del nord”. Oltre a questo, l’urgenza più forte è che “il governo riduca il livello di militarizzazione e – prosegue l’attivista per i diritti umani – restauri un’amministrazione civile”.
Pur con queste note positive, il presidente nazionale della Nafso (National Fisheries Solidarity Movement) Herman Kumara chiede al governo di essere più chiaro: “Non si capisce se quest’apertura avrà una scadenza, ma soprattutto a cosa si riferisce. Si potrà solo viaggiare senza autorizzazione del ministero? O potremo anche lavorare?”.
Ancora più cauta è Nimalka Fernando, direttore della Women’s Political Academy: “Tutto questo - dice - è accaduto troppo tardi, a due anni dalla fine della guerra e solo per le pressioni ricevute a livello nazionale e internazionale. Le famiglie avevano bisogno immediato di libertà di movimento, per tornare alla vita di tutti i giorni”. L’attivista per i diritti umani ricorda poi le violenze accadute a Jaffna negli ultimi giorni, quando gruppi di ignoti hanno lanciato pezzi di cane morto contro le sedi dei sostenitori tamil, e ribatte sulla demilitarizzazione: “Oltre all’allentamento delle restrizioni, bisogna ridurre la “singalizzazione” del nord, per assicurare a tutti piena libertà di reinsediamento e associazione”.
Per Jehan Perera, attivista per i diritti umani e direttore esecutivo del National Peace Council, la distensione è uno “sviluppo positivo”, perché mostra che il governo “agisce in maniera trasparente e non ha nulla da nascondere nella provincia del nord”. Oltre a questo, l’urgenza più forte è che “il governo riduca il livello di militarizzazione e – prosegue l’attivista per i diritti umani – restauri un’amministrazione civile”.
Pur con queste note positive, il presidente nazionale della Nafso (National Fisheries Solidarity Movement) Herman Kumara chiede al governo di essere più chiaro: “Non si capisce se quest’apertura avrà una scadenza, ma soprattutto a cosa si riferisce. Si potrà solo viaggiare senza autorizzazione del ministero? O potremo anche lavorare?”.
Ancora più cauta è Nimalka Fernando, direttore della Women’s Political Academy: “Tutto questo - dice - è accaduto troppo tardi, a due anni dalla fine della guerra e solo per le pressioni ricevute a livello nazionale e internazionale. Le famiglie avevano bisogno immediato di libertà di movimento, per tornare alla vita di tutti i giorni”. L’attivista per i diritti umani ricorda poi le violenze accadute a Jaffna negli ultimi giorni, quando gruppi di ignoti hanno lanciato pezzi di cane morto contro le sedi dei sostenitori tamil, e ribatte sulla demilitarizzazione: “Oltre all’allentamento delle restrizioni, bisogna ridurre la “singalizzazione” del nord, per assicurare a tutti piena libertà di reinsediamento e associazione”.
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