Jaffna, costruito un nuovo comando militare su un cimitero tamil
L’attivista per i diritti umani Anthony Jesudasan, un cattolico tamil coordinatore del People to People Dialogue on Peace and Sustainable Development, ha dichiarato ad AsiaNews: “Tutto ciò è molto umiliante. È vero, erano terroristi, ma sono comunque esseri umani”. “Un cimitero – continua attivista – è il luogo finale per ogni uomo. Qualsiasi religione, razza o etnia ha il diritto di godere di un luogo, su questa terra, dove riposare in pace”.
Le Tigri Tamil, un gruppo separatista militarizzato, sono state coinvolte dal 1983 in un lungo conflitto contro il governo centrale, per la creazione di uno Stato indipendente nel nord e nell’est dello Sri Lanka. Dopo una breve tregua raggiunta nel 2001, grazie anche alla mediazione della Norvegia, nel 2008 si sono riaccesi gli scontri. La guerra civile è finita nel 2009. Da allora, il governo afferma di promuovere la riconciliazione tra le etnie tamil e singalese.
Jesudasan definisce la demolizione un atto “dittatoriale”. E si domanda: “Quale tipo di pace e riconciliazione il governo sta cercando di mostrare ai residenti tamil della zona? Sembra che stia cercando di alimentare la rabbia e l’inimicizia nella mente di queste persone, piuttosto che risanare le ferite”.
Dello stesso avviso M.K. Shivajilingam, politico del partito d’opposizione Tamil National Liberation Alliance (Tnla), secondo il quale il cimitero ospitava almeno 2mila salme.
Sul sito del ministero della Difesa dello Sri Lanka, non si fa alcun riferimento al cimitero tamil demolito.