Israeliani: il 78% ritiene gli immigranti un grande pericolo per l’ebraicità dello Stato
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Un sondaggio pubblicato oggi dal quotidiano israeliano Yedioth Aharonoth rivela che una forte maggioranza di israeliani pensa che l’arrivo sia di immigranti che di lavoratori stranieri metta in grande pericolo il carattere ebraico dello Stato. E inoltre il 43% si opporrebbe decisamente all’ipotesi di avere una chiesa o una moschea vicino alla loro residenza. Il sondaggio, curato dall’Istituto Panels per il Centro Gesher di Gerusalemme e per il quotidiano, rivela che la maggioranza degli ebrei israeliani, e non solo gli ortodossi, si oppongono all’assimilazione dei non-ebrei; il 78% ritiene che i migranti mettano in pericolo il carattere ebraico dello Stato. Il sondaggio conferma le preoccupazioni sulla possibile deriva razzista all'interno di Israele (Cfr. 31/12/2010 Dietro lo scandalo Katsav, la crisi e il razzismo in Israele).
Il 51% ritiene che il “pericolo” sia grave; il 21% lo considera “moderato”. Fra gli ultraortodossi, fra i semplicemente religiosi e i tradizionalisti le cifre sono più alte: rispettivamente il 93%, l’85% e il 71% ritengono che ci sia un pericolo per l’ebraicità dello Stato. Alla domanda: “Che cosa penserebbe se una moschea o una chiesa fosse costruita vicino al luogo di residenza?”, il 43% ha detto che si opporrebbe fermamente. “Assolutamente no, questo è uno Stato ebraico, ed è proibito costruire quel genere di cose”. Questa è stata la risposta dell’80% degli “haredim”, del 69% dei religiosi, del 52% dei tradizionalisti e del 31% dei laici.
Il 30% dice che accetterebbe a malincuore, e chiederebbe che la struttura fosse modesta. Il 27% ha risposto che sarebbe un diritto da garantire a tutti i credenti. Alla domanda: “Lascereste che i vostri figli avessero contatti con coetanei non ebrei?”, il 56% degli intervistati ha risposto affermativamente, mentre il 39% ha risposto di no. Nel caso di matrimonio interreligioso dei figli, il 42% ha detto che si opporrebbe, il 33% ha detto che sarebbe contrario, senza opporsi; e il 23% ha dichiarato che non sarebbe contrario, nel caso che l’altro contraente “fosse una buona persona”.