Israeliani a favore del voto all'Onu sulla Palestina. Ma il governo di Netanyahu minaccia ritorsioni
Tel Aviv (AsiaNews) - Il governo israeliano sta gettando acqua sul fuoco per ridurre il valore del voto all'Onu sulla Palestina, atteso per oggi verso le 18 (ora di New York). Ma molta parte della popolazione d'Israele pensa che questo voto è l'inizio di un processo che potrebbe finalmente portare alla pace fra i due popoli. Oltre 60 organizzazioni israeliane per la pace hanno indetto un raduno a Tel Aviv oggi per le ore 18, per celebrare l'avvenimento.
All'Assemblea generale dell'Onu si attende il discorso di Abu Mazen (Mahmoud Abbas), per le 15 (ora locale). Il presidente dell'Autorità palestinese chiede alla comunità internazionale un innalzamento dello status della Palestina alle Nazioni Unite: da osservatore a Stato non-membro; uno Stato all'interno dei confini del 1967 (prima dell'occupazione israeliana).
Il risultato appare quasi scontato perché l'Ap ha calcolato di poter contare almeno su 150 voti su un totale di 193.
Secondo Abu Mazen, questo riconoscimento faciliterà i dialoghi bilaterali con Israele, che riprenderanno a breve, dopo uno stallo di almeno due anni. Lo stallo era dovuto al fatto che Israele ha continuato in modo unilaterale ad accrescere le colonie ebraiche sui territori occupati, violando gli accordi di Oslo e le leggi internazionali.
Il governo di Benjamin Netanyahu e Avigdor Lieberman appaiono isolati. Nelle scorse settimane essi hanno lanciato una contro-offensiva diplomatica per fermare questo passo che, a loro parere, mette in discussione tutto il processo di pace. Personalità israeliane vanno dicendo che la risoluzione Onu "non ha alcun significato. Solo il Consiglio di sicurezza può stabilire uno Stato". Lo scorso anno Abu Mazen aveva tentato di far riconoscere la Palestina dal Consiglio di Sicurezza, ma ha trovato l'ostacolo del veto da parte degli Stati Uniti.
Rappresentanti del governo israeliano hanno spiegato alla stampa che la mossa dell'Ap all'Onu è solo un modo per distogliere l'attenzione dei palestinesi dai fallimenti e dalla corruzione del governo di Abu Mazen. In più, essi vedono il passo dei palestinesi come una violazione degli accordi di Oslo, che prospettavano la nascita di due Stati da raggiungere attraverso negoziati. "Questa è una mossa totalmente unilaterale e supera una linea rossa... Anche noi potremmo superare una linea rossa".
Una personalità israeliana, che preferisce l'anonimato, spiega ad AsiaNews le possibili ritorsioni di Israele: "Potremmo anche noi non riconoscere più gli accordi di Oslo; domani potremmo bloccare il versamento delle tasse all'Ap [che attualmente, nei Territori occupati, sono raccolte da Israele]; potremmo bloccare l'entrata di migliaia e migliaia di palestinesi che vengono ogni giorno a lavorare in Israele. In questo modo, con tutti questi disoccupati e senza soldi per pagare impiegati e polizia, cosa farà Abu Mazen? La scelta di andare all'Onu è un passo che distruggerà il sogno palestinese".
Ma non tutti in Israele, sono così pessimisti. Per Uri Avneri, ex statista, fondatore e attivista di Gush Shalom (Blocco della pace), il voto di oggi dovrebbe essere un'occasione di festa anche per gli israeliani. Questa sera Avneri interviene al raduno organizzato da molti movimenti israeliani o arabi-israeliani per la pace davanti alla "Independence Hall" di boulevard Rothschild, nel luogo dove 65 anni fa è stata dichiarata la nascita dello Stato d'Israele.
"Terminare l'occupazione e stabilire uno Stato palestinese indipendente - spiega Avneri - non è solo negli interessi dei palestinesi. Esso è anche un vitale interesse per Israele. L'occupazione è un peso schiacciante al collo di Israele, che ci trascina nell'abisso della brutalità, dell'estremismo e del razzismo e corrompe profondamente la nostra società. La spaventosa lista dei candidati parlamentari dell'estrema destra, registratisi con il Likud questa settimana, è solo uno dei tanti molteplici esempi. Liberare i palestinesi dal giogo dell'occupazione, libererà lo Stato d'Israele dall'essere una forza occupante e uno Stato oppressivo; una Oscurità fra le Nazioni di cui gli ebrei all'estero - specie i più giovani - sentono vergogna e da cui sempre di più cercano di distanziarsi. Liberare i palestinesi dall'occupazione e facilitare lo stabilirsi di un loro Stato indipendente può aprire allo Stato di Israele la porta di una vita nella pace con i vicini e all'integrazione nella regione in cui è situato. Non più un'enclave isolata e circondata da barriere e muri, ma un vicino, partner economico e politico di Palestina, Giordania, Egitto, Siria, Libano, e di altre nazioni arabe e musulmane. Questo è possibile ed è vitale per il nostro futuro. Il voto all'Onu è una cosa piccola, ma è un passo cruciale nella costruzione del nostro futuro".