Israele uccide un altro leader di Hamas. Continua l’offensiva su Gaza
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – Un leader militare di Hamas, Abu Zakaria al-Jamal, è morto stamane per le ferite riportate in un bombardamento stanotte. Anche oggi alle prime luci del giorno aerei israeliani hanno continuato a colpire alcune zone di Gaza.
Il leader di Hamas in esilio in Siria, Khaled Meshaal ha minacciato Israele di “un’ira divina”, se oserà lanciare un’offensiva di terra nella Striscia.
Israele ha minacciato tale offensiva e ha raccolto migliaia di riservisti e carri armati al confine con Gaza. Ieri il premier Ehud Olmert, Ehud Barack, ministro della difesa, e Tzipi Livni, ministro degli esteri hanno discusso sui prossimi passi dell’offensiva che dura ormai da più di una settimana. Stamane Hamas ha dichiarato di aver respinto un tentativo israeliano di entrare in Gaza, ma l’esercito israeliano ha negato che qualche soldato abbia cercato di superare il confine dall’inizio dell’offensiva.
Le dichiarazioni di Meshaal sono state diffuse dalla televisione Al Jazeera, in un tentativo di accrescere l’appoggio delle popolazioni islamiche ad Hamas. Ieri, dichiarato “giorno della collera” da Hamas, dopo l’uccisione del loro leader, Nizar Rayan, si sono registrati dimostrazioni e incidenti in varie parti del mondo.
Manifestazioni nel mondo islamico
Migliaia di palestinesi hanno dimostrato a Ramallah e a Gerusalemme dopo la preghiera del venerdì.
In Siria 2 mila persone hanno dimostrato in un campo di rifugio palestinese vicino a Damasco, esaltando il “jihad” e bruciando bandiere israeliane.
A Teheran (Iran), almeno 6 mila persone hanno formato un lungo corteo dall’università fino alla Palestine Square, gridando slogan contro Israele e gli Stati Uniti e bruciando bandiere israeliane.
In Egitto, centinaia di poliziotti hanno circondato la moschea di Al-Azhar dove era stato organizzato un raduno, scontrandosi con alcuni dimostranti. In Giordania la polizia ha usato gas lacrimogeni e bastoni per fermare alcuni gruppi che volevano penetrare nell’ambasciata israeliana. Circa 30 mila giordani si sono radunati in uno stadio gridando sostegno per Gaza e chiedendo la rottura del trattato di pace con Israele.
In Indonesia una manifestazione di 10 mila persone ha marciato per le vie di Jakarta, trascinando “missili” di cartone davanti all’ambasciata Usa. Centinaia di dimostranti anche a Manila, con cartelli che accusano Israele di essere un “macellaio di bambini”.
A Kabul (Afghanistan) 3 mila persone si sono radunate davanti a una moschea lanciando pietre contro un’immagine di George W. Bush.
In Turchia, fuori di una moschea ad Istanbul, almeno 5 mila persone hanno denunciato i raid aerei israeliani, bruciando bandiere dello Stato ebraico e americane e pregando per le vittime.
Crisi umanitaria a Gaza
Mentre Israele continua gli attacchi, anche Hamas continua a lanciare razzi sulle cittadine israeliane. Ieri 5 civili palestinesi, compresi 3 bambini, sono stati uccisi durante un raid aereo.
L’Onu afferma che almeno 421 palestinesi sono stati uccisi dall’inizio dell’offensiva israeliana e più di 2 mila sono i feriti. Da parte israeliana vi sono 4 morti.
Israele rifiuta l’ingresso a Gaza di giornalisti stranieri, sebbene la Corte suprema ha decretato la possibilità di far entrare nel territorio almeno un numero limitato. L’Onu sottolinea che, sebbene vi siano stati distribuzioni di materiale d’emergenza, la crisi umanitaria a Gaza diviene sempre più profonda: l’80% della popolazione della Striscia (con 1,4 milioni di abitanti), è impossibilitata a mantenersi.
Una dichiarazione del ministero israeliano degli esteri afferma invece che vi sono cibo e medicine sufficienti, anche se Israele sta lavorando con organizzazioni umanitarie a Gaza per verificare “i bisogni umanitari”.