Israele si prepara alle elezioni anticipate
Si attendono le dimissioni di Olmert. I sondaggi danno favorito il Likud di Netanyahu, che potrebbe mettere in stallo la trattativa di pace con la Siria, essendosi espresso contro l’ipotesi della cessione delle Alture del Golan.
Gerusalemme (AsiaNews) – Ormai mancano solo gli ultimi atti prima che in Israele ci si avvii alle elezioni anticipate. La crisi legata alle accuse di corruzione che ha colpito il premier Ehud Olmert appare infatti inarrestabile e i partiti si muovono già decisamente in tale prospettiva.
Il primo aspetto di tale situazione è che, alla luce di diversi sondaggi pubblicati in questi giorni, a guadagnare dalla situazione sarà la destra dell’ex premier Benjamin Netanyahu. Con i suoi alleati dovrebbe avere la maggioranza all’interno della Knesset. In tale prospettiva si fa oscuro il futuro del negoziato di pace in atto con la Siria – ancora oggi si parla di “progressi” – perché Natanyahu si è già detto decisamente contrario all’idea di restituire a Damasco le Alture del Golan, chiave di volta della trattativa.
All’interno di Kadima, il partito di Olmert, si fa sempre più forte l’idea di proporre come candidato premier l’attuale ministro degli esteri Tzipi Livni. La decisione potrebbe essere affidata alle “primarie”, che si terrebbero per la prima volta nello Stato ebraico ed alle quali sta pensando Olmert. Che peraltro vede come il fumo negli occhi la Livni, che gode di vasto prestigio, e che. secondo uno dei sondaggi, farebbe migliorare il risultato del partito, se fosse lei a guidarlo. Secondo un sondaggio condotto dal diffuso Yedioth Ahronoth, il 39% dei membri del partito è con lei e solo il 25% con Shaul Mofaz, attuale ministro dei trasporti e possibile alternativa della Livni. Con lei, comunque, secondo un’indagine, della quale oggi parla Haaretz, alle elezioni il risultato di Kadima arriverebbe a 23 seggi in un parlamento che conta 120 deputati. Secondo lo stesso sondaggio, i laburisti di Barak arriverebbero a 15 seggi. Insieme, dunque, avrebbero 38 seggi.
Meno, comunque, dei 29 attribuiti al Likud di Netanyahu ed agli 11 del suo alleato Avigdor Lieberman.
Il primo atto, comunque, saranno le dimissioni di Olmert, chieste anche dal suo stesso partito. Dall’interno del quale, secondo un funzionario citato dal Jerusalem Post, si pensa di arrivare ad una rimozione “non brutale”.
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