Israele colpisce città cristiane a nord di Beirut
Si tratta di Jounieh, Byblos e Fidar: distrutti i ponti che le collegavano al resto del paese. Si aggrava la crisi umanitaria. Fares Boueiz, ex ministro libanese degli Esteri: "Dov'è la coscienza del mondo?". Critiche anche ai Paesi arabi.
Beirut (AsiaNews) L'offensiva israeliana di oggi si è abbattuta per la prima volta anche su città cristiane nella zona del Monte Libano, dove cercavano rifugio i numerosi sfollati delle tre settimane di conflitto tra lo Stato ebraico e le milizie di Hezbollah. "Jounieh, Byblos e Fidar sono state colpite", ha detto ad AsiaNews l'ex ministro libanese degli Esteri, Fares Boueiz. Tutte e tre sono grandi insediamenti cristiani, che ospitano sfollati dal sud, da Beirut e dalla Bekaa. A quanto riferisce l'ex ministro, i bombardamenti di oggi hanno causato la totale distruzione dei cinque ponti che collegano queste città al nord del Paese: con questa operazione il Libano viene diviso in cinque parti prive di collegamento. Il quadro si fa ancora più drammatico se si aggiunge l'aggravarsi della situazione economica, la diffusione delle malattie infettive e la mancanza di acqua, pane e benzina. Boueiz è convinto: "La coscienza del mondo dorme, mentre Israele uccide e distrugge".
Nell'intervista ad AsiaNews, Boueiz denuncia l'aggressività degli israeliani contro le comunità cristiane e riflette: "Forse che a Jounieh ed a Byblos esistono postazioni di missili del Partito di Dio? Dov'è la coscienza del mondo?".
Lancia poi un forte appello al mondo "libero", alla Santa Sede, al Papa, perchè qualcuno intervenga immediatamente: "Qui ancora risuona la voce di Dio che chiede a Caino dov'è il sangue del suo fratello?".
Critiche al silenzio della comunità internazionale pure dall'ex premier libanese Salim Hoss, che ad AsiaNews si è espresso in modo negativo anche sui responsabili dei Paesi arabi, "deboli e ingrati verso il Libano".
Recenti rapporti dalle zone di guerra raccontavano di militanti Hezbollah che con lanciarazzi a mano hanno cercato di infiltrarsi in villaggi cristiani del sud, nella speranza di provocare una risposta israeliana.
Nel Paese dei cedri ormai non esiste più una zona tranquilla che possa ospitare i rifugiati: anche gli ospedali sono sotto tiro, e soffrono della carenza di medicinali e materiali sanitari. Le agenzie di pompe funebri non hanno nemmeno il coraggio di uscire per trasportare i cadaveri.
16/01/2009