12/06/2024, 13.00
PAKISTAN
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Islamabad corteggia il Fondo monetario internazionale (e la Cina) per far quadrare i conti

Il budget presentato in queste ore cerca di rispondere alle sfide economiche del Paese e ottenere un nuovo accordo con l'ente finanziario per evitare il default. Allo stesso modo il premier Sharif è andato in visita ufficiale a Pechino nella speranza di firmare nuovi trattati di cooperazione economica. Ma la risposta della Cina è stata tiepida.

Islamabad (AsiaNews) - Il ministro delle Finanze paksitano, Ishaq Dar, presenterà oggi all’Assemblea nazionale (la Camera bassa del Parlamento) il budget per l'anno fiscale 2024-2025. Il nuovo piano finanziario cercherà di rispondere alle sfide economiche del Paese tentando al contempo di ottenere un nuovo accordo con il Fondo monetario internazionale, in particolare dopo la visita del premier Shahbaz Sharif in Cina, conclusasi con la promessa di minori investimenti rispetto a quanto Islamabad si aspettasse.

Il Pakistan sta attraversando una dura crisi economica, caratterizzata da inflazione in aumento, crescita stagnante e un pesante debito estero. Ieri il governo ha comunicato di aver rivisto la crescita per l’anno in corso, passata da un obiettivo del 3,5% a essere del 2,4%, nonostante un aumento delle entrate del 30% rispetto all’anno precedente. Diversi altri obiettivi non sono stati fissati, mentre il settore agricolo ha registrato una crescita senza precedenti, con un’espansione del 6,25%.

Islamabad è (ancora) in trattativa con il Fondo monetario internazionale per un prestito tra i 6 e gli 8 miliardi di dollari per evitare il default economico. Tra le richieste dell’istituto finanziario ci sono l’aumento del gettito fiscale, il ritiro dei sussidi, l’aumento delle tasse sui settori energetico, del gas e del petrolio, la privatizzazione di organizzazioni in crisi e il miglioramento dell’amministrazione. Secondo l’economista Sakib Sherani il bilancio sarà in linea con i requisiti del FMI, ma ha avvertito: “Il vero problema sarà il rispetto dell’austerità fiscale, serviranno prudenza e il contenimento del populismo”.

Dal 4 all’8 giugno, il primo ministro pakistano Shehbaz Sharif si trovava a Pechino alla ricerca di nuovi investimenti tramite nuovi accordi energetici e infrastrutturali nell’ambito del Corridoio Economico Cina-Pakistan (CPEC), uno dei progetti cinesi della Belt and Road Initiatives (BRI) che dovrebbe collegare l’Asia all’Europa e all’Africa. 

"I cinesi sono diventati cauti nell'investire più soldi perché sanno che si tratta di un buco nero finanziario a causa delle difficili circostanze economiche a lungo termine del Pakistan", ha commentato Jeremy Garlick, professore di relazioni internazionali presso l'Università di Economia e Commercio di Praga. “La Cina deve mantenere la facciata secondo cui il CPEC sta funzionando perché dovrebbe essere una parte fondamentale della BRI”, ha aggiunto l’esperto.

Il mese scorso, a seguito di un incontro dell’ente che decide i futuri investimenti del CPEC, il Pakistan aveva richiesto 17 miliardi di dollari di nuovi progetti. Dopo la visita del premier Sharif, Pechino ha rilasciato una dichiarazione in cui l’aggiornamento dell’accordo di cooperazione economica viene solo vagamente menzionato.

La Cina ha però accettato di portare avanti il ​​progetto ferroviario della Main Line-1, progetto da 6,7 miliardi di dollari che, costruito in tre fasi, dovrebbe migliorare i collegamenti tra la città meridionale di Karachi e Peshawar, nel nord. La Cina si è impegnata solo per la prima fase. E ha acconsentito ad ammodernare una parte dell’autostrada di Karakoram che collega i due Paesi attraverso un terreno montuoso, e spesso viene chiusa durante l'inverno a causa delle nevicate.

Ma secondo gli esperti è improbabile che vengano siglati nuovi accordi di cooperazione economica perché la situazione della sicurezza in Pakistan, in particolare nell’ultimo anno, è di molto peggiorata. A marzo un attentato ha ucciso diversi ingegneri cinesi e non era il primo episodio di questo tipo. Il Pakistan inoltre ha un debito da 15 miliardi di dollari con i produttori di energia cinesi. "Non vedremo grandi investimenti, né vedremo la Cina ritirarsi completamente dalla cooperazione con il Pakistan", ha spiegato Garlick a Nikkei Asia. "Il CPEC continuerà a essere un'impresa importante solo in termini di retorica", ha aggiunto Mohammad Shoaib, professore all'Università Quaid-i-Azam di Islamabad, affermando che se ci saranno progressi in termini di investimenti, questi saranno molto lenti. 

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