21/04/2018, 08.53
PAKISTAN
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Islamabad, torture ad una domestica di 10 anni: condannati (e rilasciati) i padroni

di Shafique Khokhar

Nel 2016 la piccola Tayyaba è stata torturata dalla padrona per aver smarrito una scopa. La signora e suo marito (un giudice distrettuale) si sono barricati in tribunale per evitare l’arresto. Circa due milioni di processi pendenti. Il sistema giudiziario tutela le classi elevate.

Islamabad (AsiaNews) – Un tribunale pakistano ha condannato il giudice distrettuale Raja Khurram Ali Khan e sua moglie per aver torturato Tayyaba, la loro piccola domestica di appena 10 anni. Aamer Farooq, il magistrato che si è occupato del caso, ha inflitto ad entrambi una pena di un anno di reclusione, più il pagamento di una multa di 50mila rupie (circa 350 euro). Ma alla lettura della sentenza, avvenuta il 17 aprile, i due imputati si sono barricati in aula per evitare l’arresto. A quel punto il giudice Farooq ha concesso loro il rilascio su cauzione. Ad AsiaNews Rojar Noor Alam, manager di Caritas Pakistan, lamenta: “Prima un giudice e la sua famiglia hanno abusato di una bambina, poi un altro giudice ha abusato della giustizia. Questa è la persecuzione che viene offerta ai poveri e alle comunità svantaggiate”.

Il caso della minore è scoppiato nel dicembre 2016, quando si è diffusa la notizia che la moglie del giudice aveva punito la piccola solo perché aveva smarrito una scopa. Il caso ha spinto l’Assemblea del Sindh ad approvare il Sindh Prohibition of Employment of Children Bill 2017, che criminalizza il lavoro dei bambini al di sotto dei 14 anni.

Il manager della Caritas sostiene che “invece di fornire un precedente, facendo giustizia per i poveri, la corte ha dato un beneficio alle classi elevate. In che modo è presente lo stato di diritto in questo Paese?”. Aamir Kakkazai, scrittore e ricercatore musulmano, commenta: “Grazie alla pressione dei media, le autorità avevano gestito il caso in maniera regolare, efficiente e repentina, senza alcuna ingerenza. Poi la condanna con la sentenza d’arresto. Era davvero un gesto positivo per i nostri tribunali. Invece alla fine entrambi [gli imputati] hanno ottenuto il rilascio. Condanniamo la condotta dei nostri rispettabili tribunali”.

Muhammad Zubair, manager dei programmi di South Asia Partnership Pakistan, aggiunge: “In Pakistan il sistema giudiziario è obsoleto e non soddisfa i criteri di efficienza, giustizia, trasparenza ed equità. In molti casi, passano generazioni prima di arrivare al verdetto. Spesso le parti lese evitano di presentarsi davanti ai giudici, a causa della lentezza dei procedimenti e per gli elevati costi. Alcuni rapporti parlano di circa due milioni di casi pendenti. Questa situazione è responsabile dell’aumento dell’anarchia nella società. Per persone povere come Tayyaba, è ancora un lontano sogno ottenere giustizia. Spesso i poveri sono costretti a ritirare la denuncia per avere dei risarcimenti all’esterno delle corti. In altri casi ricevono minacce di morte e vengono sfruttati dagli oppressori”.

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