Islamabad, estradati in Cina 5 uighuri: fra questi una donna e 2 bambini
Ammanettati e incappucciati, i cinque – che erano fuggiti dalla provincia settentrionale cinese del Xinjiang – sono stati messi su un aereo per tornare in Cina. Qui, denunciano i dissidenti uighuri, “li aspetta la tortura e la galera. Pechino continua nella sua repressione feroce contro di noi”.
Pechino (AsiaNews) – Con la complicità del governo pakistano, il regime cinese ha estradato cinque persone di etnia uighura che erano fuggite dalla Cina e avevano passato il confine con il Pakistan. Fra i cinque, trattati come terroristi, ci sono una donna e due bambini: l’estradizione è stata imposta dopo i disordini che nelle scorse settimane hanno avuto luogo nella provincia settentrionale del Xinjiang.
Le autorità pakistane hanno ammanettato i cinque la mattina del 9 agosto e, dopo averli incappucciati, li ha portati nell’aereoporto internazionale Benazir Bhutto: qui sono stati imbarcati su un volo della China Southern Airline. Fra i cinque è stata identificata da alcuni dissidenti la donna, Manzokra Mamad, che aveva con sé la figlia minorenne e il figlio adolescente.
Secondo il Congresso mondiale degli uighuri, l’Organizzazione non governativa con sede in Germania che monitora la situazione dei compatrioti rimasti nel Xinjiang, “l’espatrio è illegale, crudele e dimostra l’odio di Pechino nei confronti delle minoranze. Islamabad, poi, è ancora più colpevole: sanno bene cosa succede agli uighuri che vengono rimpatriati con la forza. Sono torturati e sbattuti in galera senza alcuna ragione”.
Lo scorso 1 agosto, la polizia cinese ha sparato a sangue freddo contro due uighuri sospettati di essere coinvolti nell’attacco che il 31 luglio ha provocato la morte di 6 persone in un bar di Kashgar. I due – Memtieli Tiliwaldi (29 anni) e Turson Hasan (34) – sono stati uccisi in un campo di granturco e lasciati lì. Il governo di Kashgar aveva messo una taglia di 100mila yuan (circa 10mila euro) per la loro cattura.
Prima di quest’ultimo episodio si sono verificati fatti di sangue nella città di Hotan e nella capitale provinciale, Urumqi. L’etnia uighura – turcofona e di religione islamica – è dal 1949 sotto il tallone del governo cinese che le ha imposto una serie di estreme limitazioni religiose e culturali. Diversi gruppi rivendicano la sua indipendenza e chiedono la restaurazione del Turkestan orientale, ma la maggioranza degli uighuri vuole solo una maggiore autonomia.
Le autorità pakistane hanno ammanettato i cinque la mattina del 9 agosto e, dopo averli incappucciati, li ha portati nell’aereoporto internazionale Benazir Bhutto: qui sono stati imbarcati su un volo della China Southern Airline. Fra i cinque è stata identificata da alcuni dissidenti la donna, Manzokra Mamad, che aveva con sé la figlia minorenne e il figlio adolescente.
Secondo il Congresso mondiale degli uighuri, l’Organizzazione non governativa con sede in Germania che monitora la situazione dei compatrioti rimasti nel Xinjiang, “l’espatrio è illegale, crudele e dimostra l’odio di Pechino nei confronti delle minoranze. Islamabad, poi, è ancora più colpevole: sanno bene cosa succede agli uighuri che vengono rimpatriati con la forza. Sono torturati e sbattuti in galera senza alcuna ragione”.
Lo scorso 1 agosto, la polizia cinese ha sparato a sangue freddo contro due uighuri sospettati di essere coinvolti nell’attacco che il 31 luglio ha provocato la morte di 6 persone in un bar di Kashgar. I due – Memtieli Tiliwaldi (29 anni) e Turson Hasan (34) – sono stati uccisi in un campo di granturco e lasciati lì. Il governo di Kashgar aveva messo una taglia di 100mila yuan (circa 10mila euro) per la loro cattura.
Prima di quest’ultimo episodio si sono verificati fatti di sangue nella città di Hotan e nella capitale provinciale, Urumqi. L’etnia uighura – turcofona e di religione islamica – è dal 1949 sotto il tallone del governo cinese che le ha imposto una serie di estreme limitazioni religiose e culturali. Diversi gruppi rivendicano la sua indipendenza e chiedono la restaurazione del Turkestan orientale, ma la maggioranza degli uighuri vuole solo una maggiore autonomia.
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