Islamabad, cattolici contro il ministro degli Interni: Il Papa non è un leader politico
Islamabad (AsiaNews) - La Chiesa cattolica pakistana chiede scuse ufficiali al ministro degli Interni, che ha avanzato un parallelo inopportuno e privo di fondamento fra il Papa e Tahirul Qadri, leader religioso sunnita protagonista di una protesta di piazza nelle strade della capitale. Promotore e ideatore della marcia di un milione "anti-corruzione", l'imam canadese di origini pakistane si batte per lo scioglimento del Parlamento e la creazione di un governo ad interim che accompagni il Paese a nuove elezioni, alle quali si potranno presentare solo "liste pulite". La protesta dovrebbe concludersi oggi, anche se bisognerà aspettare l'incontro decisivo fra le parti, previsto per il tardo pomeriggio. Intanto la magistratura ha aperto un fascicolo di inchiesta su Qadri, per (presunti) fondi sospetti utilizzati per finanziare la campagna anti-corruzione.
In un comunicato ufficiale diffuso oggi p. Emmanuel Yousaf Mani, direttore della Commissione nazionale di Giustizia e pace (Ncjp) della Chiesa cattolica in Pakistan, chiede a Rehman Malik di "ritrattare" la dichiarazione in cui lega le figure di Benedetto XVI e Qadri. Il sacerdote definisce "non necessarie" e "provocatorie" le parole del ministro degli Interni, perché "non vi sono analogie fra le due personalità". Il Papa è il capo della Chiesa cattolica e non ha ambizioni politiche o di guida delle potenze del 21mo secolo; l'altro, invece, conduce una battaglia politica e sociale interna alla nazione. Egli lancia un monito a Malik, invitandolo in futuro a misurare le parole ed evitare simili "malignità".
Oggi è in programma il faccia a faccia fra il leader sunnita e la commissione governativa, istituita da Islamabad per negoziare gli sviluppi della protesta. Qadri ha già dichiarato di volerla interrompere oggi, dopo quattro giorni e un cammino iniziato a Lahore, per non mettere a repentaglio la sicurezza di donne e bambini in piazza. Tuttavia, l'esecutivo vorrebbe più tempo per rispondere alle sue richieste e tracciare il cammino che condurrà la nazione al voto. Per la prima volta nella storia del Paese l'esecutivo riuscirebbe a concludere il mandato, andando alle urne senza colpi di Stato o pesanti interventi dell'ala militare, uno dei "poteri forti" assieme ai gruppi fondamentalisti islamici.
Tahirul Qadri, leader religioso sunnita, chiede che i militari e la magistratura siano coinvolti nella formazione di un governo ad interim, che guidi il Paese fino alle prossime elezioni in programma a primavera. Le autorità lo accusano di voler posporre la data e riconsegnare il potere nelle mani dell'esercito. Esperti di politica pakistana affermano che il religioso sunnita sia sostenuto dai vertici militari e sia manipolato dagli alti ufficiali per riconquistare il controllo della politica nazionale. Fonti di AsiaNews ricordano invece che ha lottato a fondo contro l'estremismo religioso e sottolineano la sua personalità "aperta e tollerante", impegnata nella "lotta contro il primo male del Paese: il terrorismo".