Isfahan, pastore protestante torturato perché “converte i musulmani”
Sua moglie, visitandolo in prigione ha notato segni di tortura. Rischia la pena capitale. A Isfahan è in atto una campagna repressiva contro i protestanti. La lotta al proselitismo è unita ai timori che le comunità ospitino oppositori del regime.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Un pastore protestante, in prigione per voler “convertire i musulmani”, è sottoposto a torture e minacce. Secondo la Farsi Christian Network, la moglie del pastore, sig.ra Medline Nazanin, visitando di recente suo marito in prigione, ha notato evidenti segni di tortura e la sua salute era precaria.
Il rev. Wilson Issavi (v. foto), 65 anni, è stato arrestato lo scorso 2 febbraio a Isfahan, subito dopo aver concluso un incontro in una famiglia. Issavi è il pastore della Chiesa evangelica di Kermanshah a Isfahan, una comunità che è in Iran da 50 anni, affiliata alle Assemblee di Dio, diffusa fra le persone di etnia assira.
Le autorità di sicurezza hanno detto alla moglie che il pastore potrebbe subire la pena capitale per le sue azioni.
Durante il raid del 2 febbraio, la polizia ha arrestato tutti i membri del gruppo, ma poi ha liberato tutti meno il pastore Issavi e il padrone di casa.
Secondo Compass Direct News, a Isfahan è in atto una vera e propria campagna di repressione contro i cristiani protestanti. Il 28 febbraio scorso, Hamid Shafiee e sua moglie Reyhaneh Aghajary, entrambi convertiti dall’islam e leader di una chiesa domestica, sono stati arrestati e non si sa dove li abbiamo reclusi.
Il pastore Issavi è da tempo nel mirino della pubblica sicurezza. In passato è stato spesso interrogato e trattenuto dalla polizia. Il 2 gennaio scorso le forze dell’ordine hanno chiuso la chiesa di Kermanshah e ordinato a Issavi di non riaprirla. Per tutta risposta, il pastore ha continuato degli incontri nelle case dei fedeli.
I controlli e i divieti della polizia sembrano essere motivati da sospetti di proselitismo, ma anche da timori che i raduni possano nascondere attività di oppositori al regime degli ayatollah.
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