11/10/2006, 00.00
IRAQ
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Iraq: giovani cristiane rapite, stuprate e portate al suicidio

L'industria irachena dei sequestri non risparmia le ragazze: alcune, rilasciate dietro riscatto,  non reggono le violenze subite e si tolgono la vita. A Mosul rapito un sacerdote siro-ortodosso.

Baghdad (AsiaNews) – Ragazze cristiane rapite, rilasciate dietro pagamento e poi suicide per l'incapacità di superare lo shock e la vergogna delle violenze subite. Succede a Baghdad, dove l'industria dei sequestri continua a mietere vittime, a gonfiare le tasche di bande criminali e a spingere la popolazione fuori dall'Iraq.

Tra gli obiettivi preferiti nella capitale, come nelle altre province, vi sono i cristiani di tutte le comunità, laici e religiosi indistintamente. Il 9 ottobre scorso a Mosul si è verificato l'ennesimo rapimento di un sacerdote. Questa volta si tratta di un siro-ortodosso, p. Paulos Eskandar, per il quale è già stato chiesto un ingente riscatto.

Fonti tra le suore di Baghdad riferiscono delle ultime vicende di cui sono state testimoni. L'8 ottobre due giovani cristiane sono state rapite in differenti situazioni: una mentre era nella sua abitazione, sotto gli occhi dei familiari inermi, impossibilitati ad opporsi; l'altra, invece, si trovava al mercato con sua madre quando una macchina si è fermata e 4 uomini armati l'hanno portata via.

Spesso la tragedia non si risolve con la liberazione. Una ragazza sempre nella capitale è stata rilasciata su pagamento, ma subito dopo si è suicidata a causa delle torture e delle violenze sessuali subite. Un'altra giovane non è neppure riuscita a fare ritorno a casa: durante una telefonata alla famiglia, concessale dai rapitori, la ragazza invece di assicurare i parenti sulla sua salute ha detto 'sono morta', riferendosi agli stupri a cui era sottoposta. Si è poi tolta la vita mentre era ancora nelle mani dei suoi aguzzini. Secondo stime non ufficiali solo nelle ultime due settimane sono almeno 12 le giovani rapite.

Intanto sale l'apprensione tra i membri della comunità cristiana irachena; fonti di AsiaNews nel nord dell'Iraq parlano di un "centinaia di famiglie in fuga verso la Siria".  

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