Iraq, serie di attacchi contro funzionari e politici; 21 morti e centinaia di feriti
Kirkuk (AsiaNews) -E' di 21 morti e decine di feriti il bilancio della serie di attentati che ha sconvolto questa mattina le città di Baghdad, Kirkuk, Samarra, Dibis e Taji. L'obiettivo degli attacchi erano alcuni ufficiali delle forze di sicurezza irakene e funzionari politici, fra essi Majeed Hamad Amin, ministro della Sanità, e Falah Abdul Rahman Mohammed, responsabile della commissione per gli investimenti a Kirkuk. La serie di attacchi giunge a circa un mese dagli attentati che il 20 marzo scorso hanno fatto 55 morti e 255 feriti.
A Baghdad cinque bombe sono esplose nei quartieri sciiti e nella zone periferiche della città uccidendo 7 persone. Tre ordigni hanno colpito Kirkuk, nel nord del Paese, dove sono morte nove persone. Nella provincia di Diyala, a nord della capitale, un kamikaze ha ucciso un ufficiale di polizia di Bakuba, il capoluogo,.
Finora nessuno ha rivendicato gli attentati. Fonti di AsiaNews a Kirkuk affermano che gli attacchi sembrano legati alle divisioni interne fra le fazioni irakene. Gli obiettivi erano persone precise, membri di spicco di esercito, polizia e uomini d'affari. Per quanto riguarda la città del Kurdistan "la prima bomba è scoppiata a Mileh, villaggio arabo a 45 km dal centro di Kirkuk, e ha ucciso cinque persone. Il secondo ordigno è esploso sulla strada statale per Baghdad nei pressi di Miqdad, provocando due morti e 15 feriti". Le fonti sottolineano che l'obiettivo era il colonello Taha Salaheddin, turkmeno e responsabile della polizia di Kirkuk, rimasto ferito. "Dopo pochi minuti - continuano - un'altra esplosione è avvenuta davanti alla casa di Falah Abdul Rahman Mohammed, uomo d'affari e direttore dell'ufficio investimenti di Kirkuk, ha ucciso due poliziotti e ferito quattro guardie".
Secondo gli esperti,
tali attentati mostrano la crescente tensione fra gruppi sunniti e sciiti, dopo
la partenza delle truppe americane alla fine di dicembre e l' ordine di cattura
per terrorismo emesso dal premier sciita al-Maliki contro Tariq al-Hashemi,
vice-presidente sunnita.
Fonti di AsiaNews,
affermano che in Iraq è in atto un piano per la frammentazione definitiva dei
suoi 27 milioni di abitanti secondo una logica confessionale. Essa sancirà la partizione della nazione
in zone sciite (la maggioranza con il 61% del totale) e sunnite (il 34%, di cui
il 17% appartenente alla minoranza curda) e potrebbe causare al contempo la
definitiva sparizione delle minoranze cristiana e yazida (il 4%), già dimezzata
negli ultimi 10 anni. (S.C.)