Iraq, l’incognita del voto parlamentare sul piano di ritiro delle truppe Usa
Baghdad (AsiaNews) – Domenica 16 novembre il consiglio dei ministri iracheno ha approvato, con 27 voti favorevoli su 28 ministri presenti, l’accordo di sicurezza con gli Stati Uniti: esso prevede regole precise sull’operato delle truppe americane a partire dal 31 dicembre prossimo, data in cui scadrà il mandato dell’Onu in territorio iracheno, e fissa il ritiro dell’esercito Usa entro la fine del 2011. Questa mattina è iniziato l’iter parlamentare che porterà alla votazione della legge, in calendario per il 25 novembre. Una volta ottenuto il via libera dal Parlamento, l’accordo passerà sul tavolo del Consiglio di presidenza – formato dal presidente Jalal Talabani (curdo) e dai due vice-presidenti Tareq Al Hashemi (sunnita) e Adel Abdul-Mahdi (sciita) – per la ratifica finale.
La riunione di governo che ha portato alla approvazione è durata poco più di due ore; il premier Nuri al Maliki, vicino al governo Usa e fra i principali promotori dell’accordo, godeva del sostegno della coalizione sciita e dei partiti curdi, ai quali si è aggiunto il consenso informale del grande ayatollah al Sistani, massima autorità religiosa sciita del Paese.
Parere contrario dal leader radicale sciita Moqtada al Sadr, secondo il quale si starebbe “svendendo” l’Iraq agli americani, mentre il fronte sunnita invoca un referendum nazionale prima dell’entrata in vigore dell’accordo.
In base alla bozza del documento, le truppe americane passano – per la prima volta – sotto il controllo del governo iracheno e i soldati non godranno più dell’immunità per crimini o abusi compiuti in Iraq. L’esercito Usa dovrà abbandonare le strade delle città e dei paesi iracheni entro la metà del 2009 e non potrà compiere raid senza il mandato di un giudice o il consenso del governo.
L’accordo sul ritiro delle truppe Usa segna un passo importante sulla via della stabilizzazione del Paese, ma da più parti giungono inviti alla prudenza: una eventuale bocciatura da parte del Parlamento rimetterebbe tutto in discussione. Già in passato leggi approvate dal governo sono state respinte dal veto parlamentare, come è avvenuto nel caso della norma sulla gestione delle industrie petrolifere del Paese, in pendenza da più di un anno.
Una fonte di AsiaNews in Iraq invita alla prudenza, sottolineando che “è ancora troppo presto per parlare di ritiro degli americani: il Paese non è stabile e non lo sarà nel breve periodo”. La fonte teme inoltre che un eventuale ritiro dell’esercito Usa segnerà una escalation nella guerra civile per la conquista del potere fra le varie fazioni in lotta. Resta alta, infine, l’allerta a Mosul dopo l’assassinio, mercoledì 12 novembre, di Lamia Sobhy Salloha e Walàa Sobhy Salloha. La comunità cristiana teme nuovi attacchi e vive giornate di “paura e preoccupazione”.