Iraq, kamikaze e autobombe colpiscono 13 città. Il bilancio è di 91 morti e 172 feriti
Baghdad (AsiaNews/ Agenzie) - E' di 91 morti e 172 feriti il bilancio provvisorio della serie di attacchi suicidi che hanno colpito oggi 13 città dell'Iraq. Secondo gli esperti è la più violenta serie di attentati dall'inizio dell'anno. Il più grave è avvenuto a Taji, sobborgo a maggioranza sunnita a circa 20 km a nord della capitale, dove hanno perso la vita 24 persone. A Sadr, sobborgo a maggioranza sciita a nord di Baghdad, un'autobomba è esplosa davanti a un ufficio governativo, uccidendo 12 fra funzionari e forze di sicurezza. Altri attacchi si sono verificati a Kirkuk, Dhuluiya (70km a nord di Baghdad), Saadiya (Dyala, a nord est della capitale), Khan Beni - Saad (Dyala), Tuz Khurmatu (Salah ad-Din) e Dibis (Kirkuk). La serie di attentati giunge dopo le dichiarazioni di Abu Bakr al-Baghdadi, leader di al-Qaeda in Iraq, che nei giorni scorsi ha annunciato una nuova offensiva per riprendere il controllo dei distretti abbandonati dai soldati statunitensi. In comunicato apparso su internet, al-Baghdadi ha sottolineato che "la maggioranza dei sunniti in Iraq, sostiene al- Qaeda" e preme per suo ritorno". Ieri un altro attacco ha ucciso 17 persone nella parte meridionale di Baghdad. Finora nessun gruppo ha rivendicato gli attentati.
I terroristi hanno colpito soprattutto stazioni di polizia, uffici governativi e posti di blocco. Secondo gli analisti, ciò suggerisce un accanimento nei confronti delle forze di sicurezza che hanno ora il controllo delle aree occupate in precedenza dai soldati Usa. A Dhuluiya una bomba è esplosa dentro una caserma, uccidendo 15 agenti. A Baghdad gli estremisti hanno colpito posti di blocco e stazioni di polizia anche con l'utilizzo di mortai e granate. Un agente è stato ucciso a sangue freddo davanti alla porta di casa. L'ultima delle sei autobombe esplose a Taji è scoppiata proprio durante le operazioni di soccorso condotte dalle forze dell'ordine. Dei 41 morti, 14 sono agenti di polizia.
Dopo il picco registrato negli anni 2006 e 2007, le violenze in Iraq sono diminuite in modo progressivo, ma sono in rapido aumento a causa dell'instabilità politica degli ultimi mesi e il ritiro delle truppe statunitensi. Nel solo mese di giugno gli attacchi terroristi hanno ucciso 237 persone.