Iraq, critiche dall’Onu per la nuova legge elettorale che esclude le minoranze
Baghdad (AsiaNews) – “Sorpreso e dispiaciuto” per l’omissione dell’articolo 50 che si augura “venga presto reintrodotto” a “tutela della minoranze religiose ed etniche del Paese”. Non nasconde le proprie perplessità l’inviato speciale delle Nazioni Unite per l’Iraq, Staffan de Mistura, per il mancato inserimento dell’articolo 50 nella legge elettorale per il rinnovo dei consigli provinciali, varata di recente dal Parlamento.
Nella prima stesura, poi bocciata, essa prevedeva 15 seggi in sei diverse province da riservare alle minoranze, fra cui quella cristiana (13) e uno ciascuno per gli Shabak e gli Yazidi. Al momento dell’approvazione della normativa l’articolo è stato stralciato perché, questa la motivazione ufficiale, non era possibile quantificare il numero dei seggi da riservare alle minoranze non avendo effettuato un censimento che ne attestasse la presenza nel Paese e la loro rappresentatività.
“L’articolo 50 – sottolinea l’inviato Onu – è fondamentale per la democrazia e auspico che venga reintrodotto il prima possibile, in modo che le minoranze possano partecipare alle prossime elezioni provinciali, da tenere entro il 31 gennaio 2009”. Staffan de Mistura ribadisce che esso è un fattore chiave per dimostrare che “l’Iraq è pronto a tutelare i diritti umani delle minoranze” come sancito dalla Costituzione. Egli ha infine promesso una serie di consultazioni con i leader politici per assicurarsi che “l’articolo 50 venga reintrodotto nella legge elettorale” prima del 15 ottobre, giorno in cui verranno ufficializzati i candidati.
Pronta la risposta del presidente iracheno Jalal Talabani, che si dice “ottimista” per il futuro del Paese e assicura che “verranno apportate modifiche alla legge” per garantire piena rappresentatività anche alle minoranze. Talabani, di etnia curda, precisa che la legge elettorale “è contraria ai dettami della Costituzione [che garantisce la tutela delle minoranze] e non è in sintonia con lo spirito attraverso il quale si vuole procedere alla ricostruzione del Paese”. Il presidente sottolinea anche l’obiettivo di fermare la “fuga dei profughi” vittime delle violenze e garantire “il loro ritorno a casa”. “È nostro comune desiderio – conclude Talabani – proteggere le minoranze e farò di tutto perché questa legge, contraria agli obiettivi prefissati, venga modificata”.
Solidarietà viene infine espressa alla comunità cristiana, vittima di nuove violenze a Mosul ed esclusa dalla vita politica del Paese in base alla riforma elettorale. Ieri una delegazione (vedi foto) formata da personalità religiose e organizzazioni politiche arabe, curde, turkmene, sunnite e sciite ha visitato l’arcivescovado caldeo di Kirkuk, incontrando mons. Louis Sako al quale hanno manifestato il loro sostegno. I leader politici e religiosi hanno ribadito che “i cristiani sono una parte fondamentale del Paese” e la loro presenza è necessaria in un’opera di ricostruzione che porti "una pace stabile e duratura". Mons. Sako ha ringraziato i delegati e ha espresso “vivo apprezzamento” per la solidarietà ricevuta, ribadendo che essa è "un segnale della natura generosa del popolo iracheno", che non vuole divisioni, conflitti e nuove violenze dei fondamentalisti islamici.