Io, Melville Furtardo, sfuggito all’assalto dei terroristi al Taj Hotel
Mumbai (AsiaNews) – “Verso le 9.35 di sera si è udito un fragore e il rumore di vetri in frantumi. Sulle prime abbiamo pensato ad un incidente, a qualcosa che si era rotto; ma ci hanno subito avvisato che un gruppo terroristico aveva assaltato l’hotel, sparando all’impazzata colpi di kalashnikov e lanciando granate”. Così Melville Furtardo, addetto al servizio catering dell’hotel Taj, racconta ad AsiaNews le prime, drammatiche fasi dell’attacco alla struttura la sera del 26 novembre. Melville, 22 anni e un diploma all’istituto alberghiero, si trovava nella sala banchetti del lussuoso hotel di Mumbai all’interno della quale era in corso un party Vip per 80 persone.
“Il nostro responsabile del servizio catering – racconta il giovane – ci ha intimato di chiudere le porte. Dalla terrazza del primo piano sono arrivati cinque turisti australiani, scappati al fuoco dei terroristi: erano spaventati, abbiamo cercato di tranquillizzarli”. Egli racconta di essersi adoperato per infondere la calma fra le gente; gli ospiti hanno cercato in tutti i modi di collaborare. Nella sala regnava il silenzio, interrotto solo dai colpi dei fucili automatici e dalle esplosioni delle granate.
Melville riferisce che i terroristi “sapevano molto bene” come muoversi all’interno della struttura: sono entrati in cucina e “hanno sparato ai cuochi, molti dei quali sono morti o feriti nonostante il tentativo di difesa con i coltelli da cucina”.
“Verso l’una e trenta – continua il ragazzo – abbiamo udito delle fortissime esplosioni. Lo spostamento d’aria ha fatto crollare i lampadari della sala banchetti. Eravamo terrorizzati, era come se un terremoto avesse colpito l’hotel e tutti si aspettavano che la struttura collassase nel giro di poco”. Alle 3 di notte la sicurezza ha avvisato gli ospiti che il quinto e il sesto piano dell’hotel erano avvolti dalle fiamme; un membro dello staff ha aperto le porte e delle palle infuocate sono piovute dalla copertura all’interno della sala, mentre i terroristi avevano occupato i piani superiori. “Abbiamo cercato una via di fuga rompendo con le sedie i vetri delle finestre; tutti davano una mano. Quando il vetro ha ceduto, sono iniziate le operazioni di evacuazione”. Melville Furtardo è stato uno degli ultimi ad abbandonare la sala, preoccupandosi prima di tutto della salvezza degli ospiti.
Alle 4 del mattino si sono spente le fiamme; le persone all’intero della sala si sono messe tutte in salvo e hanno trovato rifugio al Willingdon hotel, distante una decina di minuti dal Taj. Le parole del giovane sono velate di tristezza per la morte di un amico, oltre che un collega: “Mentre ci avvicinavamo al Willingdon c’è stata una fortissima esplosione, che ha mandato in frantumi i vetri e i lampadari del Taj. Sfortunatamente – conclude Melville – Karambir Kang, general manager dell’hotel, sua moglie e due figli piccoli erano ancora all’interno della struttura. Il rogo li ha bruciati vivi”.