Intellettuali han scrivono al governo: “Basta discriminazione per gli uiguri”
Pechino (AsiaNews) – Un gruppo di 51 fra avvocati e docenti cinesi di etnia han ha pubblicato una lettera aperta in cui esprimono la propria preoccupazione per la “criminalizzazione del diritto di parola” che si è verificato nel caso del giornalista uiguro Hailaite Niyazi, condannato lo scorso 23 luglio a 15 anni di galera per aver messo in pericolo la sicurezza dello Stato. La lettera, di cui pubblichiamo una traduzione in italiano, è stata messa su internet dal Chinese Human Rights Defender ed è circolata all’interno della Cina continentale.
Rispettate la libertà di espressione, rilasciate Hailaite Niyiazi
Siamo venuti a conoscenza del fatto che il giornalista e scrittore Hailaite Niyiazi (anche noto come Hairat, Gheyret Niyaz o Niyaze) è stato da poco condannato a quindici anni di galera dalla Corte intermedia di Urumqi, capitale della Regione autonoma uigura, per “aver messo in circolazione segreti di Stato”.
Nato a Qoqek (Tacheng), Niyazi si è diplomato all’Università Minzu di Pechino e ha ricoperto la carica di direttore editoriale del Quotidiano legale del Xinjiang e quella di vice direttore del magazine Fazhi Zongheng. Da ex editore e direttore del sito internet uighurbiz.com, e da gestore del forum di discussione del sito, per molto tempo ha scritto articoli online, costruendosi gradualmente un ampio pubblico fra gli utenti cinesi del Web.
Niyazi ha unito le proprie esperienze personali, quelle che affliggono la comunità uiguri, a una ricerca sistematica. Secondo un articolo di Asia Weekly, ha seguito con estrema cura le reazioni degli utenti internet di etnia uigura dopo gli incidenti avvenuti nel 2009 a Shaoguan, nel Guangdong, arrivando a capire che il 5 luglio sarebbe successo qualcosa di grave. Per evitare il peggio, la sera del 4 ha chiamato le autorità per metterli al corrente della scoperta e la mattina dopo ha incontrato di persona un dirigente del Xinjiang per fornire tre suggerimenti.
Tuttavia, le autorità hanno deciso di non seguire le sue raccomandazioni. Secondo Niyazi, le cause alla base degli incidenti di luglio sono da collegarsi alla rabbia popolare per le iniziative scolastiche bilingui nella regione e per gli sforzi del governo tesi a inviare cittadini uiguri in altre province, a lavorare come operai. Parlando ai media, il giornalista ha espresso queste convizioni e ha persino scritto un articolo sugli incidenti del 3 settembre, scatenati da una manifestazione di cittadini han a Urumqi che volevano il licenziamento del capo dell’esecutivo locale Wang Lequan, accusato di aver gestito male le violenze di luglio.
Gli articoli di Niyazi sottolineavano come gli uiguri non hanno ricevuto mai benefici economici tangibili, nonostante vivano in una regione dal sottosuolo ricco, e siano stati gradualmente emarginati e spinti nella povertà. Inoltre, mentre negli ultimi 20 anni il governo del Xinjiang ha lanciato politiche anti-terrorismo e campagne ideologiche contro ogni separazione, gli uiguri sono stati sottoposti a ricerche de-umanizzanti e ispezioni che hanno aggravato il conflitto etnico.
Niyazi è un intellettuale uiguro che condivide lo spirito indipendente, e che per molti anni si è preoccupato del destino della Cina e delle sue minoranze etniche, così come dei diritti civili e dello stile di vita della popolazione. Ha promosso la comprensione reciproca fra gli uiguri e gli han, e la sua visione di politica e cultura è moderata e razionale, al punto che alcuni lo accusano di essere simpatetico al regime. Questo tipo di intellettuali è molto importante, se si vuole portare avanti la comunicazione e la riconciliazione fra i gruppi etnici.
Le accuse senza fondamento avanzate contro di lui, e la dura sentenza emessa, non faranno altro che fomentare gli estremisti che vogliono un’azione violenta per rafforzare le tensioni etniche. I cinesi di tutte le razze saranno colpiti in maniera negativa da questa sentenza. Siamo venuti a sapere inoltre che molti altri giornalisti e utenti internet uiguri sono stati arrestati e incarcerati per aver espresso le proprie opinioni.
Siamo molto preoccupati da queste notizie. Crediamo che i pensieri e le opinioni di ogni persona, senza discriminazione di cultura, etnia o credo, meriti rispetto pieno ed eguale. Crediamo che accusare Niyazi e gli altri con crimini relativi al diritto di espressioni violi la promessa costituzionale secondo cui lo Stato “rispetta e garantisce i diritti umani” e contraddica la Dichiarazione universale dei diritti umani e gli altri trattati internazionali firmati da Pechino.
Speriamo che le autorità competenti siano in grado di rispettare lo stato di diritto, e agiscano con coraggio e onestà nel garantire ai cittadini la loro libertà e la loro dignità. Questo formerà un fondamento solido per migliorare le tensioni etniche, salvaguardare la pace sociale e l’unità della nazione.