06/07/2010, 00.00
LIBANO
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Inquietudine e interrogativi per gli attacchi ai caschi blu nel sud del Libano

Il ripetersi delle aggressioni contro pattuglie dell’Unifil, a un mese dal rinnovo della risoluzione 1701, suscita reazioni nel Paese e a livello internazionale. In molti puntano il dito contro Hezbollah, che smentisce.
Beirut (AsiaNews) - Continuano a crescere le reazioni a livello politico, nazionale e internazionale, agli incidenti dei giorni scorsi tra pattuglie dell’Unifil e abitanti del sud del Libano, ove la forza dell’Onu è dispiegata.
 
L’incidente di sabato scorso (nella foto), che ha visto una pattuglia di soldati francesi del contingente dell’Onu, aggredita nel villaggio di Qabrikha, è giunto appena due giorni dopo che il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Michael Williams, si era detto “molto preoccupato” per il ripetersi di incidenti che vedono abitanti dei villaggi aggredire le pattuglie.
 
Degli attacchi il premier libanese Saad Hariri ha parlato con il presidente egiziano Mubarak, entrambi a Parigi, ottenendone il sostegno. Hariri ha successivamente detto di sperare che “non ci siano provocazioni, che non convengono a nessuno”. Intanto An-Nahar riferisce di una visita compiuta nel sud del Libano dagli ambasciatori di Francia, Italia e Spagna - che forniscono il grosso del contingente Unifil – nell’ottica di un maggior coordinamento tra loro a un mese dall’esame e dal rinnovamento della risoluzione 1701, presa dall’Onu dopo la guerra in Libano del 2006, in base alla quale i caschi blu sono schierati nel sud del Paese - a sud del fiume Litani - con il compito, tra l’altro, di impedire traffici di armi.
 
Il timore - e la convinzione di molti - è che dietro gli attacchi ci sia la mano di Hezbollah. In effetti, il Partito di Dio, che nel sud del Paese è molto presente, non avrebbe difficoltà a spingere gli abitanti a proteste e attacchi contro i caschi blu. Sul tema qualche deputato libanese della maggioranza ipotizza un dibattito, mentre l’opinione pubblica è molto prudente, anche se un sondaggio lanciato dal settimanale Magazine dice che quasi il 69% di chi ha risposto è convinto che gli incidenti non sono “fortuiti”. E secondo ufficiali israeliani citati dal Jerusalem Post, l’escalation delle violenze è dovuta all’aumentata attività dell’Unifil. “Hezbollah non è contento e tenta di impedire ai soldati dell’Onu di entrare nei villaggi, nei quali nasconde le sue armi”. Così, Hirbeit Sleim, dove è stata inscenata una manifestazione di protesta, è lo stesso villaggio dove lo scorso anno ci fu una misteriosa esplosione, dovuta, si pensò, a un incidente in un deposito di armi di Hezbollah.
 
Che ha sempre smentito la cosa e anche ora nega di essere dietro agli attacchi. Però, Naim Qassem, esponente di spicco del partito, in un’intervista a As-Safir ha definito “sospette” alcune manovre dell’Unifil, aggiungendo che i caschi blu “debbono fare attenzione a quello che fanno”.
 
Da parte sua, il portavoce dell’Unifil, Neeraj Singh, ha definito “essenziale assicurare alle truppe Onu libertà di movimento” e ha negato che qualcosa sia cambiato nei suoi compiti, dal momento che “la risoluzione 1701 non è cambiata”. “La situazione del 2006 - ha rilevato Elias Hanna, generale in pensione dell’esercito libanese, sentito da Al Jazeera - ha obbligato Hezbollah ad accettare l’Unifil, ma Unifil sta contribuendo a realizzare quello che interessa Israele”. E “se si segue alla lettera la 1701, questo significa impedire a Hezbollah di agire” e “questo non possono permetterlo”. (PD)
 
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