Inizia nelle scuole islamiche la battaglia contro il terrorismo nel sud
Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – La rivolta secessionista nella Thailandia meridionale ha come fulcro le diffuse scuole islamiche (pondoks) e gli insegnanti religiosi (ustas) che reclutano e istruiscono una nuova generazione di giovani, radicali e fedeli alla causa separatista. Esperti osservano che solo agendo nelle scuole Bangkok potrà togliere ai ribelli la base militante e favorire l’integrazione del meridione nel Paese.
Le province meridionali di Narathiwat, Pattani e Yala sono state per secoli il sultanato indipendente di Pattani, fino alla conquista thailandese del 1786. Ma solo nel 1902 sono state sottomesse in via diretta all’amministrazione di Bangkok e dalla fine degli anni ’40 hanno subito un tentativo di “assimilazione” per via militare, che ha favorito le spinte separatiste.
Dal 2004 il separatismo si è evoluto in violenze quotidiane e attentati esplosivi contro la popolazione buddista, con oltre 2.500 morti. Esperti dicono che il braccio armato di queste violenze è il Fronte rivoluzionario nazionale, che il 4 gennaio 2004 ha iniziato il periodo di terrore portando via oltre 300 armi da guerra da un deposito nel Narathiwat. Ma i reparti investigativi dell’esercito ritengono che indottrinamento e reclutamento dei terroristi avvengano nelle scuole.
Il colonnello Shinawat Maendej, comandante dell’esercito nel Narathiwat, dice al Bangkok Post che molti tailandesi sono reclutati quando vanno a studiare all’estero, ad esempio nelle università indonesiane di Bandung, Jakarta e Yogyakarta, dove sono indottrinati con l’aiuto di gruppi estremisti legati ad al-Qaeda, come la Jemaah Islamiah e il Free Aceh Movement. Presa la laurea – aggiunge - molti tornano in Thailandia e sono assunti nelle pondok, dove insegnano ai giovani le idee estremiste e li reclutano. Circa l’80% delle scuole della zona sono islamiche, seppure finanziate dallo Stato in base al numero degli studenti.
E’ un dato di fatto che nella zona molti insegnanti di scuola sono risultati essere agitatori e punti di riferimento di presunti ribelli arrestati, come anche dice Panitan Wattanayagorn, professore all’università di Chulalongkorn sentito dal Bangkok Post.
Va notato che gli attentati si concentrano, oltre che contro militari, polizia e monaci buddisti, anzitutto contro gli insegnanti scolastici di religione buddista, ai quali il governo addirittura vende armi a prezzo di favore per autodifesa e fa corsi gratuiti per insegnare a sparare.
Talvolta, accuse immotivate e generiche contro insegnanti e scuole da parte dei militari servono solo a innescare maggior risentimento nella popolazione islamica e violenze. Gli insegnanti islamici affermano che essi vanno in Indonesia “per studiare religione, non certo come fare bombe”, e che spesso “gli ufficiali militari ci accusano solo per fare bella figura”, incuranti che questo faccia loro “perdere il lavoro” e li “costringa a fuggire all’estero”.
Per anni Bangkok non si è curata di questa realtà o, peggio, ha cercato di costringere gli studenti a frequentare la scuole pubbliche tailandesi. Ora cerca di migliorare l’istruzione, anche con accordi con la confinante Malaysia islamica. Ma occorre migliorare i programmi, il livello di istruzione e selezione dei professori, il materiale didattico: solo così – conclude Panitan - si potrà sottrarre le scuole dall’influenza dei leader musulmani locali.