27/03/2008, 00.00
CINA
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Inizia il processo contro Chen Liangyu per lo scandalo dei fondi pensione di Shanghai

Poche le notizie. Non è nota nemmeno la somma sottratta. Accusato di corruzione anche un altro funzionario collegato al gruppo di Shanghai. Un male endemico e in aumento. Esperti: per vincere la corruzione occorrono stampa libera e giudici indipendenti.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – E’ iniziato due giorni fa il processo contro Chen Liangyu, ex capo del Partito comunista (Pc) di Shanghai, accusato di avere usato i fondi pensione di Shanghai per speculazioni private e per favorire persone a lui vicine. Fonti giornalistiche parlano di un “buco” di 25,5 miliardi di yuan (circa 2,5 miliardi di euro), anche se nel gennaio 2007 il sindaco Han Zheng ha detto che sono stati sottratti “solo” 3,7 milioni di yuan e che sono stati ora tutti restituiti.

Chen, che è stato rimosso da ogni ufficio nel settembre 2006 ed espulso dal Pc nel luglio 2007,  è apparso sereno e attento.

Nello scandalo sono coinvolti oltre 25 funzionari di partito, politici e imprenditori, molti già condannati. Wang Chengming, ex presidente dello Shanghai Electric Group, è stato condannato a morte per corruzione e sottrazione di 210mila yuan.

C’è anche chi ritiene che lo scandalo sia servito al presidente Hu Jintao per colpire il potere della cricca di Shanghai, fedele al suo predecessore Jang Zemin. Il processo si svolge a Tianjin, secondo molti perché Chen è ancora potente a Shanghai.

Intanto proprio oggi l’agenzia statale Xinhua rende nota l’accusa di corruzione contro Wang Weigong, ex segretario del vicepresidente Huang Ju, sempre per fatti collegati alla malversazione dei fondi pensione di Shanghai. Wang avrebbe “concesso trattamenti di favore abusando della sua posizione in cambio di denaro”. Huang, morto nel 2007, è stato capo del Pc di Shanghai fino al 2002 ed era considerato al sesto posto nella gerarchia del Partito.

In Cina la corruzione, specie dei leader locali, è uno dei maggiori problemi. Il presidente Hu e il premier Wen Jiabao da anni promettono rigidi controlli e massima severità.  Ma il fenomeno rimane endemico, favorito dalla mancanza della libertà di stampa e dell’indipendenza dei giudici. Di certo la “mano pesante” c’è solo in alcuni casi: su circa 2.100 funzionari di governo puniti per reati d’ufficio dal gennaio 2007 al gennaio 2008, solo 163 sono stati sospesi o cacciati dall’ufficio, mentre 1.948 hanno avuto solo “richiami”. La polizia, poi, spesso colpisce con durezza chi denuncia casi di corruzione locale, magari venendo a Pechino per fare una petizione al governo centrale che dice di combatterla. In marzo il capo della procura nazionale ha detto che negli ultimi 5 anni i casi di corruzione sono aumentati del 30% . (PB)

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