Inflazione: operai a Shenzhen scendono in piazza per chiedere aumenti dei salari
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La centrale Banca del popolo di Cina ha aumentato i tassi di interesse sul costo del denaro, per combattere l’inflazione e diminuire il denaro in circolazione. Intanto migliaia di lavoratori scendono in piazza affinché i salari siano preservati dall’aumento dei prezzi.
L’aumento dei tassi, il quarto da agosto 2006, è stato dal 6,84% al 7,02% sui prestiti annui e dal 3,33% al 3,6% annuo sui depositi bancari. L’inflazione a luglio è stata del 5,6%, massimo dato registrato da 10 anni. I più colpiti sono stati i redditi medio-bassi, visto il forte aumento del 15,4% dei generi alimentari e soprattutto di carne (+45,2%), uova (+30,6%), olio da cucina (+30,1%) e vegetali (+18,7%), generi molto usati nella cucina cinese. Ma i dati ufficiosi, riscontrati nei mercati, indicano aumenti assai maggiori. E’ stato anche disposto un aumento delle riserve monetarie delle banche, sempre per togliere denaro liquido dal mercato. Tuttavia simili misure sono finora state poco efficaci.
Intanto il rapido aumento dei prezzi innesca le rivendicazioni economiche dei lavoratori salariati e il premier Wen Jiabao ha detto che questo può minacciare la stabilità sociale. Ieri oltre 4mila dipendenti della ditta tedesca Friwo hanno marciato per le strade di Shenzhen, chiedendo un aumento dei salari che compensi l’inflazione sui prezzi di alimenti ed altri generi essenziali. Solo dopo un’ora circa è intervenuta la polizia, che ha disperso i manifestanti e arrestato almeno 3 donne. Dal 20 agosto questi dipendenti sono scesi in sciopero. La Friwo, che fornisce batterie telefoniche ed altri pezzi a Nokia e Motorola, ha chiesto loro di riprendere il lavoro, promettendo la revisione delle paghe.
Il governo da tempo chiede ai datori di lavoro di aumentare i minimi salariali, ma questi aumenti sono sempre inferiori alla crescita dei prezzi, soprattutto di generi essenziali come gli alimenti. In un'intervista a South China Morning Post Yau Zi-wei, membro della ngo Students and Scholars Against Corporate Misbehaviour, afferma che le imprese fanno in modo da recuperare i modesti aumenti: ad esempio, aumentando il costo della mensa aziendale o imponendo alti coefficienti di produzione in modo che “i lavoratori che non raggiungono la quota fissata, sono costretti a lavorare di notte senza ricevere alcuna somma extra”.
Un dipendente della Friwo spiega che “da luglio la ditta ha aumentato di circa il 20% le quote richieste di produzione”, cosicché “la maggioranza di noi deve lavorare oltre 12 ore al giorno, senza ricevere paga per il lavoro straordinario”.