25/10/2005, 00.00
ASIA
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"Inevitabile una pandemia", secondo gli esperti di tutto il mondo riuniti in Canada

Si discutono le contro misure. Per l'Asia avrebbe un costo di quasi 300 miliardi di dollari. Nuovo focolaio in Cina e 4° decesso in Indonesia. L'India vuole iniziare la produzione di Tamiflu, anche senza il permesso della Roche.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Confermato il 4° decesso per influenza aviaria in Indonesia, mentre si registra un nuovo contagio nella Cina orientale ed a Ottawa gli esperti di tutto il mondo dichiarano "inevitabile" una pandemia, che costerebbe all'Asia quasi 300 miliardi di dollari Usa.

Gli esperti e i rappresentanti della sanità di oltre 30 Paesi iniziano oggi a Ottawa a discutere come affrontare il virus H5N1, ma tutti ritengono "inevitabile" una pandemia.  Jong-wook Lee, direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ammonisce che il problema non può venire risolto nei confini nazionali ma va affrontato in modo globale. Jacques Diouf, direttore generale dell'Organizzazione per l'agricoltura e l'alimentazione (Fao) delle Nazioni Unite, osserva che è già stato "perso troppo tempo" e che alla Fao sono state promesse donazioni per 30 milioni di dollari per il suo programma di prevenzione ma finora non ha ricevuto un centesimo.

Una pandemia avrebbe un costo per l'Asia "nel periodo breve" tra 250 e 290 miliardi di dollari, secondo uno studio della Banca asiatica per lo sviluppo.

Gli esperti osservano che oggi solo gli Stati più ricchi possono disporre del vaccino antivirale, troppo costoso per i Paesi poveri. Ujjal Dosanjh, ministro della Sanità canadese, ha affermato che ogni Stato può produrre il vaccino, piuttosto che lasciare morire la popolazione.

L'industria farmaceutica Roche – che ha il brevetto per il farmaco antivirale Tamiflu - ha dichiarato da giorni la volontà di autorizzare altre ditte a produrlo (poiché non riesce a soddisfare la domanda mondiale), ma ciò ancora non avviene. L'India sta valutando se iniziare la produzione del farmaco, copiando il brevetto della Roche, per "prevenire un'emergenza pubblica", ma la ditta svizzera avvisa che per la produzione "occorre una particolare esperienza".

A Copenhagen, durante un incontro di esperti degli Stati europei, Gudjon Magnusson, dell'Oms, ha ricordato che "il punto zero per la Guerra contro l'influenza aviaria è l'Asia, non l'Europa". In Asia si registrano sempre nuovi casi di infezione.

Cina. Nuovo caso di contagio nel pollame presso la città di Tianchang, nella provincia orientale di Anhui, scoperto il 20 ottobre ma confermato solo ieri, 24 ottobre, dal ministero dell'Agricoltura. Contagiate circa 2.100 oche e 500 morte, disposta la quarantena per un raggio di 4 km., uccisi circa 45 mila polli e vaccinati altri 140 mila. E' il secondo grave contagio scoperto in una settimana nel Paese, in zone distanti centinaia di km. Massima attenzione dell'Oms, dopo che la Cina negli anni scorsi fu reticente nel rivelare i dati per la Sars, che uccise circa 800 persone nel mondo.

Vietnam. Il Paese più colpito dal virus H5N1 (91 contagiati e 41 morti dal 2003) ha vaccinato 50 milioni di polli allevati su 260 milioni. Nonostante le precauzioni, ad ottobre ci sono state altre 2 epidemie,  nelle meridionali province di Dong Thap e di Bac Lieu. Allo studio misure drastiche per l'allevamento e la vendita di pollame, con divieto di allevarlo nelle città e di lasciarlo libero nei campi. Si vuole proibire la vendita del tradizionale pasticcio composto di carne di anatra ed oca.

Indonesia. Hairai Wibisono, funzionario del ministero della Sanità, ha confermato il 4° decesso per l'influenza aviaria, un giovane di 23 anni di Bogor, Java occidentale, ricoverato in ospedale a settembre e morto dopo 2 giorni. Il ministero riconosce solo 7 casi di contagio (122 riconosciuti in tutta l'Asia), anche se ci sono decine di casi sospetti. Preoccupazione per il tempo (oltre 1 mese) impiegato per l'accertamento della malattia, scoperta con un'analisi svolta in un laboratorio di Hong Kong. Tutti i contagiati vengono dalla popolosa Java e la Fao intende svolgere sull'isola una ricerca "casa per casa" degli uccelli malati, eliminare i focolai e estendere le vaccinazioni. Secondo Peter Roeder, esperto Fao, in Indonesia circa 200 milioni di polli sono allevati in 30 milioni di case, coltura ideale per nuove infezioni. Jakarta è criticata perché non dedica sufficiente attenzione al problema e non elimina gli animali a rischio di contagio, ma il governo risponde che non ha i fondi per compensare i contadini. La resistenza ad abbattere gli animali a rischio "non è rara – dice Roeder - nei Paesi in via di sviluppo". Il virus è diffuso in 23 delle 33 province della Nazione ed ha ucciso oltre 10 milioni di uccelli allevati.

India. Massima allerta nello Stato occidentale del Gujarat, con stretto controllo nelle zone di passaggio per gli uccelli migratori.

Egitto. Iniziate analisi sugli uccelli domestici e sui migratori lungo la costa mediterranea. (PB)

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