Indonesiana decapitata in Arabia Saudita. Jakarta minaccia di bloccare il flusso di migranti
di Mathias Hariyadi
Una donna di 54 anni è stata decapitata il 18 giugno per aver ucciso il suo datore di lavoro. L’ambasciata indonesiana non era al corrente del processo, e non è stata informata dal governo saudita. Forti reazioni nell’opinione pubblica indonesiana.
Jakarta (AsiaNews) – L’opinione pubblica indonesiana reagisce con indignazione alla notizia della decapitazione di una connazionale, Ruyati binti Satubi Saruna, 54 anni, in Arabia saudita, condannata a morte per un caso di omicidio. E gli indonesiani criticano il proprio governo accusandolo di non fare abbastanza per difendere i lavoratori migranti, a differenza delle Filippine.
Nel 2007 l’allora presidente Gloria Macapagal Arroyo si è impegnata fortemente per salvare la vita di una domestica pinoy condannata a morte in Kuwait il 9 dicembre 2007. Il 9 dicembre 2009 l’emiro del Kuwait Sheikh Sabah al-Ahmad al-Sabah ha fornito la sua promessa che non avrebbe firmato l’ordine di esecuzione contro Marillou Ranario che doveva essere impiccata per aver ucciso il suo datore di lavoro nel 2005. Arroyo è volata in Medio oriente per discutere del caso con l’emiro. Ranario è scampata alla forca.
La notizia della decapitazione avvenuta il 18 giugno è stata accolta nel Paese come un segnale che il governo indonesiano è indifferente alla sorte dei suoi cittadini all’estero. La notizia ha provocato un innalzamento della tensione fra Jakarta e Riyadh, dal momento che il governo indonesiano, così come l’ambasciata a Jeddah non hanno avuto nessuna comunicazione ufficiale sul processo che si è svolto a carico di Ruyati.
Ruyati binti Satubi Saruna è stata condannata e decapitate per aver ucciso il suo datore di lavoro, in una storia di abusi e problemi psicologici.
Il suo corpo è già stato sepolto da qualche parte in Arabia. Secondo la legge saudita il corpo di un decapitato non può essere riportato nel Paese natio. E questa notizia ha dato il via a reazioni emotive molto forti nell’opinione pubblica indonesiana. La risposta ufficiale è stato il richiamo in patria dell’ambasciatore indonesiano in Arabia saudita, Gatoy Abdullah Mansyur, per “consultazioni”.
Il ministro degli Esteri indonesiano, Marty Natalegawa ha dichiarato che questo significa che l’Indonesia sta studiando serie misure in risposta all’esecuzione. Marty è stato molto criticato perché il rappresentante a Jeddah era all’oscuro del processo e non ha fornito assistenza legale. Marty ha ammesso che l’ambasciata “non era a conoscenza” del fatto, e che l’esecuzione è avvenuta senza il consenso indonesiano. “E’ inaccettabile il fatto che non ci sia stata nessuna comunicazione da parte delle autorità saudite” ha dichiarato.
Il ministro indonesiano del Lavoro Muhaimin Iskandar ha minacciato una “moratoria” sull’invio di lavoratori indonesiani in Arabia saudita. “Sarebbe meglio avere una moratoria. Quest’assenza di informazioni ufficiali ha seriamente danneggiato i rapporti fra le due nazioni” ha dichiarato Heru Lelono, assistente speciale del Presidente.
Nel 2007 l’allora presidente Gloria Macapagal Arroyo si è impegnata fortemente per salvare la vita di una domestica pinoy condannata a morte in Kuwait il 9 dicembre 2007. Il 9 dicembre 2009 l’emiro del Kuwait Sheikh Sabah al-Ahmad al-Sabah ha fornito la sua promessa che non avrebbe firmato l’ordine di esecuzione contro Marillou Ranario che doveva essere impiccata per aver ucciso il suo datore di lavoro nel 2005. Arroyo è volata in Medio oriente per discutere del caso con l’emiro. Ranario è scampata alla forca.
La notizia della decapitazione avvenuta il 18 giugno è stata accolta nel Paese come un segnale che il governo indonesiano è indifferente alla sorte dei suoi cittadini all’estero. La notizia ha provocato un innalzamento della tensione fra Jakarta e Riyadh, dal momento che il governo indonesiano, così come l’ambasciata a Jeddah non hanno avuto nessuna comunicazione ufficiale sul processo che si è svolto a carico di Ruyati.
Ruyati binti Satubi Saruna è stata condannata e decapitate per aver ucciso il suo datore di lavoro, in una storia di abusi e problemi psicologici.
Il suo corpo è già stato sepolto da qualche parte in Arabia. Secondo la legge saudita il corpo di un decapitato non può essere riportato nel Paese natio. E questa notizia ha dato il via a reazioni emotive molto forti nell’opinione pubblica indonesiana. La risposta ufficiale è stato il richiamo in patria dell’ambasciatore indonesiano in Arabia saudita, Gatoy Abdullah Mansyur, per “consultazioni”.
Il ministro degli Esteri indonesiano, Marty Natalegawa ha dichiarato che questo significa che l’Indonesia sta studiando serie misure in risposta all’esecuzione. Marty è stato molto criticato perché il rappresentante a Jeddah era all’oscuro del processo e non ha fornito assistenza legale. Marty ha ammesso che l’ambasciata “non era a conoscenza” del fatto, e che l’esecuzione è avvenuta senza il consenso indonesiano. “E’ inaccettabile il fatto che non ci sia stata nessuna comunicazione da parte delle autorità saudite” ha dichiarato.
Il ministro indonesiano del Lavoro Muhaimin Iskandar ha minacciato una “moratoria” sull’invio di lavoratori indonesiani in Arabia saudita. “Sarebbe meglio avere una moratoria. Quest’assenza di informazioni ufficiali ha seriamente danneggiato i rapporti fra le due nazioni” ha dichiarato Heru Lelono, assistente speciale del Presidente.
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