Indonesia, continua a crescere il numero delle vittime del terremoto
Al momento i morti sono oltre 3.300: "imprecisato" il numero di feriti. Il Papa "profondamente rattristato nell'apprendere del devastante sisma" prega "per le vittime e le loro famiglie" ed "invita i soccorritori a perseverare nei loro sforzi per portare sollievo e sostegno". I vescovi italiani donano 2 milioni di euro.
Jakarta (AsiaNews) Continua a salire il numero delle vittime causate dal terremoto di scala 6,2 della scala Richter che ieri, 27 maggio, ha colpito l'isola di Java. Secondo fonti ufficiali del governo, infatti, sono "almeno 3.340 le persone morte in seguito al violento sisma: di queste, 2.615 persone sono rimaste uccise nella provincia di Yogyakarta, mentre sono più di 725 i morti nella provincia di Java". "I feriti ha detto il vice-presidente indonesiano Yusuf Kalla sono più di 10 mila, forse il doppio, anche se ancora non lo sappiamo esattamente".
Anche Benedetto XVI ha inviato, tramite la Segreteria di Stato, un telegramma di cordoglio "per le vittime del disastroso terremoto in Indonesia". "Profondamente rattristato nell'apprendere del devastante terremoto nei pressi di Yogyakarta si legge nel telegramma Sua Santità prega per le vittime e le loro addolorate famiglie invocando la pace esterna sui deceduti e il conforto e la consolazione divina su tutti quelli che soffrono". Benedetto XVI "incoraggia inoltre gli operatori di soccorso e tutte le persone impegnate nel fornire assistenza medica alle vittime del disastro affinché perseverino nei loro sforzi per portare sollievo e sostegno".
Il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono ha invitato tutti i sopravvissuti al terremoto a "rimanere al di fuori degli edifici per prevenire altre morti, causate da scosse di assestamento". Il presidente ha visitato i sopravvissuti della zona di Bantul e quelli ricoverati nel Tegalyoso Hospital, reggenza di Klaten: dopo la visita, ha annunciato di aver spostato il suo ufficio dalla capitale a Yogyakarta, dove "può essere vicino alle vittime".
Insieme alla moglie, Ani Yudhoyono, ha montato una tenda nei pressi di Bantul, dove dormirà insieme al suo gruppo di lavoro. "E' più sicuro rimanere nelle tende ha detto ai sopravvissuti della zona e tutti voi dovete seguire questo consiglio". Il timore è che il sisma di 6,2 gradi della scala Richter che ha colpito la zona la mattina del 27 maggio possa provocare scosse di assestamento tali da causare il crollo di altri edifici.
Nella zona non vi è elettricità: gli abitanti di Bantul e di Klaten usano torce e candele per affrontare il black-out totale. Alcuni hanno deciso di rimanere nei pressi delle macerie delle loro abitazioni crollate, mentre altri hanno deciso di accamparsi nelle campagne o nei campi sportivi all'aperto. "La situazione è molto dura spiega un soccorritore perché qui mancano tende, vestiti, medicinali: gli aiuti tardano ad arrivare perché i ponti che collegano la zona al resto del Paese sono, per la maggior parte, distrutti. I corpi che vengono ritrovati sotto le macerie vengono seppelliti insieme".
"La situazione qui dice Ninuk Sumaryono, residente nella parte nord di Yogyakarta è disperata. Yogyakarta è una città fantasma ed ho paura di andare verso Ngering, il mio villaggio natale, perché credo che lo troverò distrutto".
Le autorità locali temono inoltre il brusco aumento delle vittime di Klaten, reggenza che si trova fra Yogyakarta e Surakarta, dove i volontari continuano a cercare sopravvissuti. ""Le vittime al momento sono quasi 200 spiega Medi Sukasto, capo gruppo dei soccorsi locali ma temiamo che il numero salirà presto. I feriti sono migliaia e gli sfollati hanno riempito gli ospedali e gli alberghi di tutta la zona".
Le strade sono danneggiate e le scorte dei gruppi di soccorso "sono quasi terminate". "Abbiamo pochissime tende ed ancora meno cibo spiega Carolina, volontaria nella zona di Bantul perché avevamo già distribuito quasi tutto ai rifugiati scappati dall'eruzione del monte Merapi".
Fra i primi attori della solidarietà, la Presidenza della Conferenza episcopale italiana ha stanziato 2 milioni di euro dai fondi derivanti dall'otto per mille, per far fronte alle prime urgenze e ai bisogni essenziali.
In un comunicato stampa, la Cei "a nome di tutta la Chiesa italiana" ha espresso "viva partecipazione al dolore per le migliaia di vittime causate dal terremoto che ha colpito al zona di Yogyakarta in Indonesia". Tutti i fedeli sono stati invitati a "pregare per le vittime del terremoto" ed a "gesti di concreta solidarietà per sostenere tutte le persone colpite negli affetti e nei beni e per aiutare coloro che si stanno prodigando nel portare i primi aiuti e alleviare le sofferenze".
L'aiuto verrà deciso tramite i contatti del Comitato incaricato per l'emergenza con la Nunziatura apostolica e l'episcopato locale.