11/08/2007, 00.00
NEPAL
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Indigeni nepalesi chiedono pari diritti in vista delle elezioni di novembre

di Kalpit Parajuli
In occasione della Giornata mondiale delle popolazioni indigene hanno chiesto tutele e rappresentatività nelle elezioni dell’Assemblea Costituente. Il governo nepalese assicura che le “richieste verranno ascoltate”.

Kathmandu (AsiaNews) – Le tribù indigene Janajatis e Dalits chiedono al governo maggiori tutele e rappresentatività in vista delle elezioni dell’Assemblea Costituente, in programma a novembre. In occasione della 15a edizione della Giornata mondiale delle popolazioni indigene essi hanno inoltre rivendicato pari diritti e autonomie per quanto concerne la razza, la lingua e la distribuzione sul territorio.

Martedì 7 agosto una serie di colloqui fra il governo e una rappresentanza Janajatis ha portato ad un primo accordo in 20 punti che sancisce la rappresentatività delle minoranze alle elezioni, negli organi istituzionali dello Stato e il rispetto dei loro diritti.

In concomitanza è stata organizzata una manifestazione per le strade della capitale: Lucky Sherpa, presidente della Federazione delle donne Adivasi Janajati (AJWF), ha chiesto al governo di “approvare i trattati internazionali sulla parità dei diritti” e ha ribadito che “se verranno ignorate le richieste” si procederà “al boicottaggio delle elezioni”. Subas Nemwang, portavoce del parlamento nepalese, assicura che le richieste “verranno ascoltate: vogliamo che il nostro Paese diventi un giardino che sappia accogliere tutte le razze e le etnie, in cui il contributo di tutti sia utile alla causa dello sviluppo della nazione e gli indigeni saranno parte integrante di questo processo”.

L’Alto commissario Onu per i diritti umani Louise Arbour,  in occasione della giornata per le popolazioni indigene, ha inviato un messaggio in cui ha sottolineato che “l’adozione di una carta per i diritti degli indigeni sarà un significativo passo in avanti per la loro tutela nel Paese e nel resto del mondo”.

Le elezioni di novembre potrebbero segnare un punto di svolta per i 300mila indigeni nepalesi che mai prima d’ora erano stati coinvolti nel processo politico del Paese.  

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