01/03/2006, 00.00
INDIA
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India: tasse sulle offerte a enti caritativi, ma non a quelli religiosi

di Nirmala Carvalho

Il provvedimento fa parte del nuovo programma economico del Governo, che vuole combattere il riciclaggio di denaro sporco nel Paese. Il budget 2006 conferma l'impegno delle autorità  per lo sviluppo delle campagne. Il ministro delle Finanze promette: prossimo anno tasso di crescita economica al 10%.

Mumbai (AsiaNews) – Sviluppo delle campagne, attenzione alla salute e all'occupazione di poveri e abitanti di villaggi, ma anche lotta al riciclaggio di denaro sporco con più controlli sulle cosiddette "donazioni anonime" ad enti caritativi. Il budget del Governo indiano per il 2006 conferma l'impegno del ministro delle finanze, PC Chidambram, per il progresso delle zone rurali, già al centro del programma economico dell'anno passato, e introduce alcune novità che riguardano direttamente le istituzioni religiose.

Alla presentazione del budget, ieri, Chidambram ha annunciato "grandi somme" destinate ad educazione, assistenza sanitaria, occupazione nei villaggi. Il ministro si è impegnato a portare il tasso di crescita annuo del Paese al 10% dall'attuale 8%.

Secondo i dati resi noti alla presentazione del budget, la crescita del settore agricolo è oltre il 2,1% e le prospettive per il 2006 – ha detto Chidambram – sono buone. Nessun cambiamento per le tasse sul reddito privato e di enti sociali.

Particolare attenzione quest'anno è stata posta a combattere il riciclaggio di denaro sporco. Con questo fine il ministro ha proposto di tassare tutte le donazioni anonime a organizzazioni caritative non religiose, in precedenza esenti da imposte. Solo le donazioni ad enti religiosi non saranno incluse nel reddito totale dell'ente e quindi verranno risparmiate dalle tasse. Per offerte anonime si intendono tutti quei contributi volontari di cui l'organizzazione beneficiaria non registra la provenienza.

Gaurav Mashruwala, economista a Mumbai, spiega che la dispensa prevista per le istituzioni religiose è motivata dal fatto che "non si può controllare cosa finisce nella scatola delle donazioni in un tempio o in altri luoghi di culto". "A grandi tempi, come Dirupati, ad esempio, i fedeli donano rupie come gioielli".

P. Babu Joseph, portavoce e direttore del servizio Comunicazione della Conferenza episcopale indiana, definisce la proposta di Chidambram come "un passo nella giusta direzione". "C'è prova – continua – di un cattivo uso di questi fondi su vasta scala; questo provvedimento potrebbe rendere più trasparente l'operato di queste organizzazioni".

Il sacerdote, però, avverte: "Questa politica del Governo non deve inibire le attività di quelle organizzazioni caritative che in modo onesto svolgono un servizio enorme in quei settori della società dove lo Stato non riesce ad arrivare".

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