India: il Gujarat approva la nuova Legge anti-conversione
Il Parlamento dà il via libera al nuovo testo emendato, che definisce buddismo, induismo e gianismo, "denominazioni di una stessa religione". Opposizione politica e Chiesa cattolica promettono di contrastare la legge, "un piano per creare tensioni all'interno delle stesse comunità".
Mumbai (AsiaNews) Dopo tre anni di dibattiti, scontri politici e legali il governo del Gujarat, India occidentale, ha approvato il testo emendato della Legge sulla Libertà religiosa, meglio conosciuta come Legge anti-conversione. Dure le critiche da parte del Congress, il partito all'opposizione nello Stato, e soprattutto dalla Chiesa indiana, che promette di contestare il provvedimento in tutte le sedi possibili. "Insieme ai vescovi del Gujarat - ha annunciato ad AsiaNews mons. Stanislaus Fernandes, segretario generale della Conferenza episcopale indiana - andremo dal governatore per chiedergli di non far passare una simile legge draconiana".
Il Gujarat - retto dal nazionalista Bharatiya Janata Party (BJP) - ha adottato la Legge sulla libertà religiosa nel 2003, rendendo di fatto illegali le conversioni da una religione ad un'altra. La nuova legge definisce, in modo poco chiaro, il significato di "conversione forzata" - accusa spesso rivolta ai cristiani - e stabilisce a chi deve essere applicata la norma. Il testo emendato cita: "Convertire significa fare rinunciare una persona ad una religione abbracciandone un'altra, ma non il passare da una denominazione all'altra di una stessa fede". Nella sua classificazione la nuova legge raggruppa gianisti, indù e buddisti sotto un'unica religione, come pure protestanti e cattolici, sciiti e sunniti; nel testo non si fa menzione dei sikh (19 milioni nel Paese). Secondo il leader dell'opposizione in Gujarat, Arjun Modhvadia, il disegno di legge non passerà l'esame legale: "Nel 1992 la Commissione nazionale per le minoranze ha riconosciuto al buddismo lo status di religione separata; stessa cosa ha fatto nel 2004 la Corte Suprema per il gianismo". Frange più estremiste del governo volevano includere anche il sikhismo tra le "denominazioni dell'induismo", ma la proposta non è stata accolta per paura di proteste.
Il Congress definisce la nuova Legge anti-conversione una mossa politica del Chief Minister del Gujarat, Narendra Modi, intenzionato a tracciare un "programma settario" in vista delle elezioni politiche previste nell'Unione il prossimo anno. Dello stesso parere anche il gesuita attivista per i diritti umani, p. Cedric Prakash, che ad AsiaNews aggiunge: "La legge è contro l'Art. 25 della Costituzione e l'Art. 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani, la porteremo in tribunale".
La Legge anti-conversione del 2003, finora rimasta solo sulla carta in Gujarat, mira soprattutto ad impedire le conversioni dall'induismo al cristianesimo, eventualità più temuta dal governo del BJP. Nel caso un indù voglia diventare cristiano, dovrà infatti come prima cosa avvertire il magistrato distrettuale. Mons. Stanislaus Fernandes, anche arcivescovo di Gandhinagar, ritiene "oltraggioso che l'autorità civile abbia il diritto di giudicare in materia di fede individuale". E aggiunge: "Intendiamo discutere con i leader delle altre religioni sulla profonda violazione che questa Legge compie circa le distinzioni tra le fedi: protestanti e cattolici non prevedono nessun rito di conversione, siamo di fronte ad un sinistro piano volto a creare tensioni all'interno della stessa comunità cristiana".
15/02/2024 11:53