India e Myanmar: collaborazione economica milionaria
Nonostante le pressioni internazionali per boicottare la giunta militare, New Delhi accelera i progetti economici: il numero due dei militari e il vice presidente indiano firmano un accordo per la costruzione di una vasta rete di trasporto merci che garantirà all’est dell’Unione l’accesso al mare e alle fonti energetiche.
New Delhi (AsiaNews) - Incurante delle pressioni internazionali per sanzionare in più modi la sanguinaria giunta birmana, l’India continua a coltivare i suoi interessi economici in Myanmar. Ieri a New Delhi il vice presidente dell’Unione, Mohammad Hamid Ansari, e il numero due del regime militare, il generale Maug Aye, in visita ufficiale, hanno firmato un accordo per la costruzione di una vasta rete di trasporto merci tra i due paesi, dal valore di 120 milioni di dollari.
Il ministero indiano degli Esteri, che ha annunciato l’accordo, non ha fornito però ulteriori dettagli. Il progetto, in discussione dal 2003, garantirà agli Stati nord-orientali dell’India l’accesso al mare, evitando il passaggio in Bangladesh, che finora ha negato a New Delhi il permesso di transito. È prevista la costruzione di condotti e strade lungo il fiume Kaladan - nord-ovest della ex Birmania - e un potenziamento del porto di Sittwe, da cui le merci potranno passare direttamente in Mizoram - India orientale - sempre lungo lo stesso corso d’acqua. Secondo il protocollo per i relativi accordi finanziari, il Myanmar contribuirà con 10 milioni di dollari mentre il rimanente sarà a carico dell’Unione indiana.
L’India mira così a garantirsi anche un maggiore accesso fonti energetiche, di cui è ricco il Myanmar, e a contrastare la forte influenza cinese nella zona. Solo parlando di gas naturale, la ex Birmania possiede riserve (circa 2500 miliardi di metri cubi) pari all’1,4% di quelle mondiali. Nel settore già operano tre compagnie indiane impegnate nell’esplorazione di giacimenti birmani di gas e petrolio: la Essar, la Oil and Natural gas Corporation (ONGC) e la Gas Authority of India Ltd (GAIL); le ultime due di proprietà statale. E per assicurarsi la collaborazione del regime, la “più grande democrazia del mondo” continua a portare avanti la sua politica di “non interferenza” secondo la quale la persecuzione di monaci e attivisti sia un “affare interno” del vicino.
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