21/02/2025, 12.13
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India-USA: accordo su armi, energia e migranti, ma a rischio l''equilibrismo' di Delhi

Per scongiurare nuovi dazi dagli Stati Uniti, l'India ha promesso di aumentare gli acquisti di armamenti, petrolio e gas, impegnandosi anche nel contrasto all’immigrazione illegale. Delhi si trova, però, in una posizione delicata a causa del rallentamento dell'economia e dei delicati rapporti che intrattiene anche con altri Paesi. Intanto, centinaia di migranti indiani sono stati espulsi, una vicenda che il governo Modi non ha commentato.

New Delhi (AsiaNews) - Per evitare i dazi degli Stati Uniti, l’India ha promesso di aumentare gli acquisti di armi, gas e petrolio e di impegnarsi al contrasto nell’immigrazione illegale. È quanto emerso dopo la visita del primo primo ministro indiano Narendra Modi a Washington la settimana scorsa, ma si tratta di una situazione che complica la posizione di Delhi nei confronti dell’alleato statunitense.

Poco prima dell’incontro, avvenuto il 13 febbraio, il presidente americano Donald Trump aveva chiesto al suo team di esperti economici di stilare una tabella di tariffe da imporre a tutti i Paesi (alleati o meno) che hanno in vigore dazi sull’importazione di merci statunitensi. Nonostante il caloroso rapporto di amicizia di cui Modi e Trump avevano dato sfoggio durante il primo mandato del presidente statunitense, poche ore prima dell’incontro l’India era stata definita “un grande approfittatore” ed era stata accusata di limitare il flusso di merci americane all’interno del proprio mercato.Anche più di recente, Trump ha sottolineato che sarebbe “ingiusto” verso gli Stati Uniti se la Tesla di Elon Musk costruisse degli stabilimenti in India per aggirare i dazi

L’annuncio di una tariffa del 25% su tutte le importazioni di alluminio e acciaio aveva già messo in allarme l’India nei giorni precedenti all’incontro tra i due capi di governo: l’Indian Steel Association aveva affermato che le tariffe sull'acciaio “dovrebbero ridurre le esportazioni verso gli Stati Uniti dell'85%”. Nel tentativo di prevenire ulteriori azioni punitive, Delhi aveva quindi già ridotto i propri dazi su una serie di beni, tra cui le motociclette della Harley-Davidson e il bourbon whiskey. “Il primo ministro Modi ha annunciato di recente le riduzioni delle tariffe ingiuste e molto forti dell'India che ci limitano l’accesso al mercato indiano”, aveva commentato Trump. “E devo dire che è davvero un grosso problema”.

Al termine del loro incontro di settimana scorsa, Modi e Trump hanno dichiarato di aver concordato di lavorare per un accordo commerciale per risolvere la questione dei dazi. Per il ministro degli Esteri indiano, Vikram Misri, l’intesa potrebbe essere raggiunta nei prossimi sette mesi, entro l’autunno di quest’anno. 

Al fine di evitare ritorsioni economiche, l’India si impegna ad aumentare di diversi “miliardi di dollari” gli acquisti di equipaggiamenti militari, ha affermato Trump durante la conferenza stampa congiunta con Modi. Washington ha inoltre chiesto di diventare il “fornitore numero uno” di petrolio e gas per l’India, che negli ultimi anni ha invece acquistato energia dalla Russia. “Una cosa che apprezzo profondamente, e che ho imparato dal presidente Trump, è che lui mantiene l'interesse nazionale al primo posto”, ha commentato Modi in conferenza stampa. 

L’obiettivo di Trump è di riequilibrare il deficit commerciale con l’India, che ammonta a 45,6 miliardi di dollari. Secondo le varie proposte, Delhi potrebbe arrivare a spendere 500 miliardi di dollari entro il 2030, una cifra doppia rispetto a quella attualmente destinata agli Stati Uniti. Le importazioni di energia dell’India dagli Stati Uniti potrebbero aumentare fino a 25 miliardi di dollari nel prossimo futuro, rispetto ai 15 miliardi di dollari dell'anno scorso, ha commentato Misri ai giornalisti.

Per l’India non è una situazione facile, perché significa rinunciare alla tradizionale politica di non allineamento che ha mantenuto finora. D’altra parte, però, Delhi già da tempo si muove in un ordine mondiale “multipolare” e la decisione di Trump di mettere fine alla guerra in Ucraina, di fatto sostenendo la Russia, secondo alcuni, potrebbe per esempio finire per avvantaggiare anche l’India.

Ma per il momento gli economisti sostengono che il governo di Delhi cercherà di fare il possibile per arginare il problema a livello economico, soprattutto considerando che da mesi la crescita interna sta rallentando e i mercati sono diventati volatili: poco prima della visita di Modi a Washington, il valore della rupia è precipitato ed è stato stabilizzato solo grazie a un intervento della Banca centrale indiana. 

Il vero problema, secondo gli esperti, sarà capire se i dazi reciproci saranno mirati a singoli beni e settori oppure se saranno imposti all'intera economia. Ad esempio, l'India ha una tariffa del 25% sui prodotti tessili e i capi di abbigliamento importati dagli Stati Uniti, mentre l'analoga imposta statunitense sulle importazioni indiane è del 10%. Un forte aumento potrebbe causare danni reali a un settore che rappresenta un decimo delle esportazioni indiane verso gli Stati Uniti e fornisce molti posti di lavoro in India. Altri settori con un ampio divario tariffario riguardano per esempio i prodotti alimentari, i prodotti chimici e le apparecchiature elettroniche e di trasporto. Tutti prodotti che costituiscono la spina dorsale della manifattura indiana e che se fossero soggetti a tariffe reciproche elevate, potrebbero ridurre in modo significativo le esportazioni indiane e causare seri problemi in termini di posti di lavoro.

Nel frattempo centinaia di migranti indiani sono stati espulsi dagli Stati Uniti. Il 5 febbraio oltre 100 persone sono state rispedite direttamente in India su un volo militare, un’operazione che si è ripetuta nei giorni successivi alla visita di Modi a Washington. Le immagini dei passeggeri ammanettati hanno generato forti reazioni di rabbia e indignazione nell’opinione pubblica indiana, ma il governo non ha rilasciato commenti. Invece, nonostante la maggior parte dei migranti provenga dallo Stato del Gujarat (roccaforte elettorale di Modi), i cittadini rimpatriati sono stati fatti atterrare nel Punjab, uno Stato amministrato dal Congress, il principale partito di opposizione. Altri migranti indiani sono invece stati accolti dai Paesi dell’America centrale, in particolare Panama. Anche la Costa Rica nei giorni scorsi ha annunciato di aver accettato un volo proveniente dagli Usa, spiegando che i cittadini indiani resteranno in centri migranti in attesa del rimpatrio.

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