India, tra i Paesi più inquinati al mondo. Il Taj Mahal cambia colore
Pubblicato il primo maggio il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità sulle città più tossiche. Nel 2016, l’inquinamento ha provocato sette milioni di morti, di cui la maggior parte nei Paesi in via di sviluppo. In tutto il mondo, nove persone su 10 respirano aria avvelenata.
New Delhi (AsiaNews/Agenzie) – L’India è tra i Paesi più inquinati al mondo. Lo rivela l’ultimo rapporto, pubblicato il primo maggio, dell’Organizzazione mondiale della sanità (Who), secondo cui almeno 14 delle città più tossiche al mondo (su un totale di 20) si trovano nel subcontinente indiano. A conferma della insalubrità dell’aria indiana vi è un allarme lanciato dai giudici della Corte suprema, che hanno chiesto al governo di Delhi di correre ai ripari: a causa dell’inquinamento atmosferico e degli escrementi animali, il Taj Mahal, tra i monumenti patrimonio dell’Unesco, sta cambiando colore, da bianco a marrone-verde.
Lo studio della Who riporta che nove persone su dieci in tutto il mondo respirano aria avvelenata. In totale, le città esaminate sono state 4.300 in 108 Paesi, 1000 città in più rispetto ai dati del 2016. I principali indicatori considerati sono il particolato PM2.5 e PM10: nel primo caso, vengono compresi gli agenti chimici come solfato, nitrato e carbone, cancerogeni per la salute umana; nel secondo, le polveri legate a sorgenti umane (per esempio, i processi di combustione dei motori a scoppio, l’usura dei pneumatici e dei freni) e naturali (erosione del suolo, incendi boschivi, eruzioni vulcaniche, dispersione di pollini).
Per quanto riguarda i livelli di polveri sottili PM2.5, tra le città indiane che compaiono ai primi posti nella classifica vi sono Delhi (la capitale dell’Unione), Varanasi (città santa dell’induismo), Agra (in Uttar Pradesh, sede del Taj Mahal) e Srinagar (la capitale estiva del Jammu e Kashmir). Nel 2012, nella città di Gwalior (in Madhya Pradesh) i quantitativi di PM2.5 e PM10 superavano di 17 volte i livelli raccomandati dalla Who.
Secondo gli esperti, nel 2016 a livello globale il numero di morti è stato di 7 milioni: di questi, 4,2 sono stati provocati dall’inquinamento ambientale; 3,8 milioni quelli causati da attività legate alle abitazioni (cucina, riscaldamento). Nel rapporto si legge che i decessi sono dovuti “all’esposizione a particelle sottili che penetrano nei polmoni e nel sistema cardiovascolare, causando varie malattie come ictus, cancro ai polmoni, complicazioni croniche delle vie respiratorie, infezioni e polmoniti”.
La ricerca evidenzia che nella regione del sud e del sud-est asiatico – India compresa – i due tipi d’inquinamento sono la causa del 34% delle morti premature (2,4 su sette milioni di casi). Inoltre più del 90% dei decessi si è verificato in Paesi a basso e medio reddito, soprattutto Asia e Africa, un dato che approfondisce ancora di più il divario tra Paesi ricchi e poveri. In aggiunta, circa tre miliardi di persone (il 40% della popolazione mondiale) non ha accesso a combustibili puliti per cucinare.
Sul tema dei danni provocati dall’inquinamento in India, il primo maggio sono intervenuti anche i giudici supremi indiani, definendo come “allarmante” il cambio di colore del Taj Mahal, monumento simbolo dell’amore eterno. Da decenni il marmo bianco del mausoleo di Agra è minato dalla corrosione provocata da agenti atmosferici e dagli escrementi degli uccelli, che già ne hanno mutato il colore in giallo. In passato il governo dell’Uttar Pradesh ha costretto alla chiusura le fabbriche vicine, ma gli ambientalisti sostengono che questo non basti a preservare il lustro dei marmi. A insidiare in maniera ancora più pericolosa il monumento del 17mo secolo, sono le feci verdastre degli insetti attirati dai rifiuti gettati nel fiume Yamuna che vi scorre accanto (v. foto 1 e 4). Per questo periodicamente il monumento è sottoposto a restauro, con impacchi di maschere di fango che assorbono la sporcizia.
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