India, scoperto racket di aborti selettivi femminili. Arrestate 8 persone
di Nirmala Carvalho
Sono una coppia di medici insieme a tecnici e infermiere di un ospedale di Haryana. Secondo il censimento 2011, la sex ratio (rapporto tra numero di nascite femminili e maschili) è in media di 940 donne ogni 1.000 uomini e peggiora nelle città rispetto alle aree rurali. Secondo un membro della Pontificia accademia per la vita, tra 20 anni gli uomini saranno il 20% in più delle donne.
Ambala (AsiaNews) – “Il diritto alla vita è il primo di tutti i diritti, ma a molte bambine viene negato. Questo è un crimine orribile”. È la condanna del card. Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, in merito a un racket di aborti selettivi femminili scoperto dalla polizia indiana. Questa notte, le forze dell’ordine hanno arrestato otto persone, tutti tecnici e infermiere dell’ospedale di Ambala (Haryana), che facevano parte del giro criminale. La coppia di medici, Namarata e Ajay Madan, che gestivano il racket sono ancora in fuga. Le indagini hanno rivelato che la banda effettuava le interruzioni di gravidanza subito dopo aver eseguito i test per rivelare il sesso del feto. Non è ancora chiaro quanti aborti selettivi avrebbero praticato, ma è certo che il racket era esteso agli Stati nordorientali indiani di Haryana, Chandigarh, Punjab e Himanachal Pradesh. Già nel 2004 la coppia era stata indagata per lo stesso crimine.
La scoperta di questo traffico rappresenta però solo la punta di un iceberg, che rischia di avere conseguenze a lungo termine per l’intera società indiana. I dati dell’ultimo censimento (Census 2011) rivelano infatti che il rapporto tra numero di nascite femminili e maschili (sex ratio) è di 940 donne ogni 1.000 uomini. Secondo il dr. Pascoal Carvalho, della Pontificia accademia per la vita, “aborti selettivi e infanticidi femminili hanno provocato un’alterazione della sex ratio che desta grande preoccupazione. Anche perché, a dispetto di quanto si possa pensare, il divario più alto lo si registra nelle grandi città e nelle comunità più ricche, non nelle zone rurali più remote e analfabete. Studi recenti prevedono che di questo passo, nei prossimi 20 anni l’India avrà il 20% in più di uomini rispetto alle donne”.
Feticidio e infanticidio femminile sono il tragico risultato di una mentalità e una cultura arcaiche. “La tradizionale e radicata preferenza verso il figlio maschio – spiega il dr. Carvalho – e il sistema della dote sono parametri importanti che riflettono lo stato e il ruolo della donna nella società. Per alcuni, la ‘paura’ per quello che potrebbe accadere alla propria bambina può ‘giustificare’ l’infanticidio”. Per questo, spiega il medico, “anche se la legge è uno strumento potente per fermare queste pratiche, non basta a estirpare questo problema sociale. C’è bisogno di un impegno coordinato tra Chiesa, società, agenzie governative e educatori, per cambiare la mentalità della gente”.
“Il materialismo e il secolarismo crescenti – dichiara l’arcivescovo di Mumbai ad AsiaNews – emarginano Dio dalla vita e dalla società. Natale è un momento per mettere Dio al centro della nostra vita e creare un mondo nuovo di etica, valori e principi”.
La scoperta di questo traffico rappresenta però solo la punta di un iceberg, che rischia di avere conseguenze a lungo termine per l’intera società indiana. I dati dell’ultimo censimento (Census 2011) rivelano infatti che il rapporto tra numero di nascite femminili e maschili (sex ratio) è di 940 donne ogni 1.000 uomini. Secondo il dr. Pascoal Carvalho, della Pontificia accademia per la vita, “aborti selettivi e infanticidi femminili hanno provocato un’alterazione della sex ratio che desta grande preoccupazione. Anche perché, a dispetto di quanto si possa pensare, il divario più alto lo si registra nelle grandi città e nelle comunità più ricche, non nelle zone rurali più remote e analfabete. Studi recenti prevedono che di questo passo, nei prossimi 20 anni l’India avrà il 20% in più di uomini rispetto alle donne”.
Feticidio e infanticidio femminile sono il tragico risultato di una mentalità e una cultura arcaiche. “La tradizionale e radicata preferenza verso il figlio maschio – spiega il dr. Carvalho – e il sistema della dote sono parametri importanti che riflettono lo stato e il ruolo della donna nella società. Per alcuni, la ‘paura’ per quello che potrebbe accadere alla propria bambina può ‘giustificare’ l’infanticidio”. Per questo, spiega il medico, “anche se la legge è uno strumento potente per fermare queste pratiche, non basta a estirpare questo problema sociale. C’è bisogno di un impegno coordinato tra Chiesa, società, agenzie governative e educatori, per cambiare la mentalità della gente”.
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