India, ogni giorno la fame uccide almeno 6mila bambini
Mumbai (AsiaNews) – “E’ una vergogna vedere bambini che muoiono di fame, mentre il Paese incurante si prepara a festeggiare il giubileo di diamanti della festa di Indipendenza: mentre alcuni celebrano il successo e la crescita economica, molti altri non hanno nemmeno accesso al cibo. E il problema delle morti per malnutrizione non è circoscritto alle aree rurali, ma è presente anche nelle capitali commerciali come Mumbai”. La denuncia arriva da p. Nithia Sagayam, segretario della Commissione per la giustizia, la pace e lo sviluppo della Conferenza episcopale indiana (CBCI), che sottolinea il paradosso “dell’abbondanza e delle morti per fame”.
Un paradosso reso ancor più grave dal fatto che vi sono grandi quantità pile di grano stoccate in alcune aree del Paese, che a volte vengono buttate per un eccesso di produzione. Per questo la Chiesa cattolica indiana, in vista della “domenica della giustizia” – in calendario ogni anno la domenica seguente il giorno in cui si festeggia l’indipendenza dell’India, ndr – intende muovere le coscienze di cristiani e non sul diritto innato al cibo di ogni uomo. Il motto scelto per la festa recita: “Freedom from Hunger”, ovvero liberi dalla fame.
Del resto i fatti di cronaca sottolienano quanto sia grave il problema nell’India di oggi: la scorsa settimana un bimbo di 6 mesi di Goregaon, un sobborgo a ovest di Mumbai, è morto per malnutrizione. Un caso che si aggiunge a quello di due gemelli di 7 anni – Rohit e Rohini – ricoverati in ospedale per “gravi sintomi di malnutrizione”.
Secondo una ricerca sul livello di salute delle famiglie nel Paese effettuata tra il dicembre 2005 e l’agosto 2006, più di 6mila bambini sotto i 5 anni muoiono ogni giorno per malnutrizione, mentre un terzo dei bambini al mondo che soffrono per mancanza di cibo sono indiani. Solo nel 2001 sono state registrate morti per malnutrizione in oltre 12 Stati del Paese, sebbene nel mese di luglio del 2002 il surplus di produzione cerealicola abbia toccato quota 63 milioni di tonnellate: a fronte di questi dati appare ancora più assurdo che 440 milioni di indiani sopravvivano a stento sul gradino più basso della scala economica e sociale del Paese.
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