India, la "tribù perduta" di Israele accusa i missionari di averli convertiti con la forza
I presunti discendenti di una delle dieci tribù disperse di cui parla la Bibbia hanno lasciato l'India dopo 2.700 anni per "tornare" in Israele. Per un cattolico indiano, la tribù è partita non per fede ma perché vuole vivere meglio.
Siliguri (AsiaNews) E' partito ieri per "tornare" in Israele il primo gruppo dei presunti discendenti della tribù Bnei Menashe, una delle dieci disperse dopo l'esodo dalla Terra promessa di cui parla la Bibbia. Da qui, accusano i missionari cristiani di averli convertiti con la forza.
I primi 115 a partire verranno stanziati nel nord di Israele, nei pressi della regione di Nazareth, mentre i restanti 100 dovrebbero trovare casa nei pressi della Striscia di Gaza.
Per Michael Freund, fondatore della Shavei Israel [associazione che aiuta gli "ebrei dispersi" a tornare in Israele ndr] si tratta di "un punto di svolta. E' un evento storico, perché i membri della tribù dispersa potranno tornare a casa dopo 27 secoli".
I membri della tribù si sono già convertiti all'ebraismo in maniera formale in India, nonostante le proteste anche a livello diplomatico di New Delhi. I rabbini inviati negli Stati indiani del Mizoram e Manipur dal capo rabbino sefardita di Israele, Shlomo Amar, hanno seguito la conversione dei tribali e li hanno dichiarati "discendenti di ebrei".
La tribù conta circa 7mila membri: di questi, già mille vivono fra la Striscia di Gaza e gli insediamenti in Cisgiordania. Per gli avvocati che hanno perorato la loro causa presso i governi israeliano ed indiano, il punto d'arrivo dei dispersi "non nasce da una decisione politica, ma pratica". Sono i coloni di quelle zone, infatti, gli unici che hanno stanziato dei fondi per "far tornare i loro fratelli in patria".
Il Mizoram è uno Stato a prevalenza cristiana, mentre la maggior parte della popolazione del Manipur è indù. All'inizio del 20° secolo, i membri della tribù si erano convertiti al cristianesimo ed ora, "rientrati in patria" accusano "i missionari stranieri, che hanno combattuto con forza la nostra eredità ebraica e farci divenire cristiani".
Martin Lalsawata, funzionario del Centro ebraico di Aizwal (la capitale del Mizoram), dice: "Siamo rimasti ebrei per 2.700 anni: quando sono arrivati i cristiani, ci hanno strappato la nostra identità. E' solo grazie alla perseveranza dei nostri fratelli che finalmente riusciamo a vedere realizzato il nostro unico sogno, tornare a casa".
Cheng Kent, volontario cattolico della zona, commenta: "Non vi sono prove certe che siano i discendenti della tribù e questo sembra solo un piano ben congegnato per andare in Israele, dove i 'membri della tribù' sperano di vivere una vita migliore di questa".