Incertezze sulla tregua fra Hamas e Israele
Gerusalemme (AsiaNews) – La Jihad islamica è pronta a rigettare una tregua con Israele a partire dal 19 dicembre. In un comunicato diffuso oggi dal gruppo militante palestinese, si afferma che “la tregua col nemico non ha permesso di realizzare i nostri obbiettivi [cioè la fine del blocco israeliano a Gaza - ndr] e rappresenta una minaccia per il nostro popolo”.
Il rifiuto della Jihad islamica segue di pochi giorni le affermazioni di Khaled Meshaal, il capo di Hamas in Siria, secondo il quale “la tregua era limitata fino al 19 dicembre. Siccome il nemico non rispetta I suoi impegni e l’assedio [di Gaza] è ancora in atto contro il nostro popolo, per Hamas… la tregua finisce dopo il 19 dicembre e non sarà rinnovata”.
La tregua ottenuta sei mesi fa con una mediazione egiziana, non ha carattere formale, ma ha portato a una riduzione delle ostilità fra Israele e il comando di Hamas a Gaza, accentuate dagli attacchi di razzi contro il territorio israeliano e dalla presa di potere della Striscia da parte di Hamas nel giugno 2007.
Nelle scorse settimane la tregua è stata violata ripetutamente. Gruppi militanti che apparentemente sfuggono al controllo di Hamas hanno lanciato missili e mortai contro Israele e i soldati israeliani hanno fatto diverse incursioni nel territorio palestinese. Secondo fonti indipendenti, nella scorsa settimana almeno 22 razzi e 23 mortai sono stati lanciati da Gaza; i soldati israeliani hanno compiuto 2 incursioni armate.
La maggioranza della popolazione palestinese di Gaza, soffocata da un embargo strettissimo, chiede però che la tregua continui. Secondo un’inchiesta del Palestinian Centre for Policy and Survey research, almeno il 74% degli abitanti di Gaza chiedono che continui il cessate-il-fuoco fra Israele ed Hamas.
A Ramallah, Mahmoud Abbas, capo dell’Autorità Palestinese, ha chiesto il mantenimento della tregua. “La sua violazione – ha detto – non è nell’interesse di nessuno. …Noi chiediamo a tutte le parti di reservarla. La sua fine aggraverebbe le sofferenze del nostro popolo”.
Il governo israeliano, impegnato in una campagna elettorale, non appare unanime nel prolungamento della tregua. Ehud Barak, ministro degli esteri, ha dichiarato che “se il cessate-il-fuoco tiene, Israele lo rispetterà. Se non tiene, allora reagiremo con adeguati strumenti militari”.