In vista delle elezioni del 2024, i partiti politici indiani investono sugli influencer
A marzo il governo guidato dal Bjp ha indetto un bando per favorire la collaborazione tra MyGov, una piattaforma per il coinvolgimento politico dei cittadini, e le aziende di marketing per influencer. Ma a volte la promozione dei contenuti non viene resa nota, creando un conflitto di interessi. Anche le altre formazioni politiche stanno coinvolgendo i volti più noti di Internet per raggiugnere soprattutto i giovani, ma non solo.
New Delhi (AsiaNews) - In vista delle elezioni politiche del 2024 i partiti politici indiani stanno reclutando gli influencer, probabilmente, secondo alcuni, nel tentativo di coinvolgere i giovani a partecipare alle votazioni. In occasione dei 9 anni in carica del primo ministro Narendra Modi il partito ultranazionalista indù al governo, il Bharatiya Janata Party (Bjp), a fine maggio ha tenuto a Mumbai un incontro con circa 500 influencer ringraziando i partecipanti per il loro contributo al successo del partito. Nei mesi successivi il format è stato replicato anche nella regione del Jammu e Kashmir, nello Stato del Gujarat e nella capitale New Delhi.
Ma sfruttare la popolarità di coloro che sui social hanno milioni di seguaci non è solo una prerogativa del Bjp: il partito del Congress, la principale formazione politica dell’opposizione, che governa lo Stato occidentale del Rajasthan, il mese scorso ha annunciato che avrebbe pagato gli influencer tra i 120 e i 6mila dollari per promuovere le politiche di welfare sui diversi canali di Internet. “Gli influencer hanno sostituito in larga misura i conduttori televisivi tradizionali” ha raccontato in forma anonima al sito Rest of World uno youtuber locale. Con la differenza, però, che “gli influencer non sono giornalisti, sono intrattenitori”.
Rispetto alla radio e ai giornali, la propaganda attraverso le piattaforme social permette di sfruttare specifici dati demografici, rivolgendosi a diverse masse che su Facebook, Instagram, Twitter e YouTube seguono contenuti specifici. Shudeep Majumdar, co-fondatore di Zefmo Media, una società di marketing per gli influencer che ha collaborato ad alcune campagne politiche nel 2019 e nel 2017, ha detto che la sua azienda sta già ricevendo un gran numero di domande da tutti i partiti, mentre secondo Naresh Gupta, co-fondatore e managing partner dell’azienda Bang in the Middle, si tratta di un fenomeno temporaneo perché “gli influencer possono vendere un prodotto, un ristorante o un brand. Quando le elezioni si avvicineranno, i partiti non concentreranno più l'attenzione su questo”.
A marzo il governo guidato dal Bjp ha indetto un bando per finanziare (con denaro pubblico) le interazioni tra alcune società di marketing per influencer e MyGov, una piattaforma per il coinvolgimento dei cittadini gestita dal governo. Ma le partnership non sono sempre rese note e questo ha generato diverse polemiche, anche perché a gennaio era stato lo stesso Bjp a obbligare gli influencer ad evidenziare se i loro viaggi e soggiorni in hotel vengono pagati dai marchi con cui lavorano. La questione è emersa dopo una serie di interviste di podcaster e youtuber con vari membri del governo: almeno cinque ministri sono già apparsi su YouTube grazie a questa collaborazione tra MyGov e persone molto seguite in India come Ranveer Allahbadia e Raj Shamani. Ma nei video pubblicati online non era specificato da nessuna parte che MyGov avesse pagato trasferta, vitto e alloggio agli youtuber intervistatori. "Anche questo rientra nella categoria della promozione di un marchio, con la differenza che quel marchio è il governo indiano", ha spiegato Manisha Pande, direttrice esecutiva del sito di informazione Newslaundry.
Molti influencer sono entusiasti di questo nuovo tipo di marketing che amplia la loro base di seguaci portando migliaia di visualizzazioni in più, ma in questo modo diventa anche sempre più sfumata la linea di divisione tra generici content creator, che sono pagati per produrre quello che pubblicizzano, e i giornalisti. A differenza degli esperti dell’informazione, “molto di ciò che fanno gli influencer è dettato esclusivamente dalle visualizzazioni, da ciò che porta loro successi, da ciò che fa guadagnare loro denaro pubblicitario", ha continuato Pande. E in questo modo spesso i politici sfuggono alle domande difficili che potrebbe fare un giornalista durante un confronto televisivo. Gli influencer invece creano contenuti ritenuti dal loro pubblico “notizie”, ma che in realtà sono quasi sempre prodotti da persone che avevano già diffuso sui social la propria appartenenza politica a uno schieramento o a un altro. E il mercato può anche essere molto redditizio, con partiti che per sei tweet al mese sono disposti a pagare più di 2.400 dollari.
Alle elezioni generali del 2019 la Commissione elettorale aveva fissato a 900 milioni il numero totale di elettori, di cui 15 milioni tra i 18 e i 19 anni che quindi avrebbero votato per la prima volta. Per la tornata elettorale della prossima primavera questa cifra sarà con ogni probabilità molto maggiore. Si tratta di una generazione, che secondo gli stessi addetti ai lavori “non ha mai consumato i notiziari televisivi alle 21 o aperto i giornali alla mattina” ha commentato Akash Banerjee, ex giornalista che oggi gestisce un canale YouTube con più di 3 milioni di iscritti. Sono più di 752 milioni di utenti Internet attivi in India. Oltre la metà consulta le notizie online, mentre il 45% sostiene che queste tra i propri coetanei siano più popolari delle trasmissioni TV tradizionali.
Ma le operazioni di marketing dei politici sono in realtà rivolte anche ad altre fasce della popolazione e si stanno sempre più spostando verso il coinvolgimento di piccole nicchie, a volte anche nelle aree rurali, che i politici farebbero più fatica a raggiungere spostandosi fisicamente e tenendo comizi. In questo modo, invece, basta possedere un cellulare e una connessione internet per vedere e conoscere i candidati.
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