In vista delle Olimpiadi, Pechino chiude le scuole dei migranti
Il governo sostiene di chiudere le scuole private per "proteggere" i bambini da standard "inferiori"; in realtà cerca di "scoraggiare" i migranti a risiedere nella capitale in occasione delle Olimpiadi. Preoccupazione per il futuro degli scolari, che ora non sanno dove poter continuare gli studi.
Pechino (AsiaNews/Hrw) Nelle ultime due settimane il municipio di Pechino ha chiuso oltre 50 scuole private per figli di migranti, ma a breve intende chiuderle tutte. Il 25 settembre la Ong per la tutela dei diritti umani Human Rights Wath ha denunciato il tentativo di "scoraggiare" i lavoratori migranti a risiedere nella capitale per le Olimpiadi del 2008. In risposta ieri il governo ha spiegato di averle chiuse per "proteggere" i figli dei migranti.
Qin Gang, portavoce del ministro cinese degli Esteri, ha detto che "la chiusura di scuole che non raggiungono gli standard nazionali vuole garantire il diritto di tutti all'istruzione". "Il governo cinese riconosce grande importanza all'educazione per i figli dei lavoratori migranti".
Qin ha aggiunto che le decine di migliaia di scolari colpiti dal provvedimento possono andare nelle scuole pubbliche, ma Hrw osserva che molti non ne hanno i requisiti.
Sophie Richardson, vice direttore di Hrw per l'Asia, sottolinea che "Pechino spende oltre 5 miliardi di dollari Usa per preparare i Giochi Olimpici del 2008, ma nega i diritti fondamentali ai figli dei migranti, molti dei quali non possono essere ammessi alle scuole pubbliche".
"Le scuole private [ora chiuse] esistono spiega proprio perché il governo non garantisce un'istruzione adeguata e gratuita per tutti, come è suo dovere per la legge interna e internazionale". "Prima di chiudere gli unici luoghi di istruzione per i migranti, il governo avrebbe dovuto organizzarsi per accogliere gli studenti in scuole pubbliche".
Per anni i figli di oltre 120 milioni di contadini migranti, che lavorano nelle grandi città, privi della residenza, sono stati esclusi dalle scuole pubbliche. Dal 1° settembre una legge li ammette nelle scuole pubbliche locali, ma permangono ostacoli amministrativi e finanziari: a Pechino solo i migranti registrati possono presentare i "5 certificati" necessari (permesso temporaneo di residenza, permesso di lavoro, prova della residenza, certificato dal luogo di origine, certificato di famiglia).
Secondo il municipio, nella capitale il 63% di 370 mila bambini migranti frequenta scuole pubbliche e "solo" 90 mila vanno in 239 scuole private non autorizzate. Hrw denuncia che il 90% dei migranti non ha tutti i 5 documenti e che, comunque, il loro costo è "proibitivo" per i migranti. Il 12 luglio Pechino ha approvato un documento che fissa entro il 30 settembre la chiusura delle scuole non registrate. Molte scuole da tempo accusano Pechino di rifiutare senza motivo la registrazione o porre condizioni impossibili, come il possesso di 500 mila yuan (circa 63 mila dollari).
Decine di poliziotti sono andati a chiudere le scuole più frequentate. Il 29 agosto ne sono occorsi oltre 90 per evacuare la scuola Weimenkou, distretto di Shijingshan. Petizioni firmate da centinaia di genitori hanno denunciato alla competente Commissione per l'educazione la preoccupazione per il futuro degli studenti ed episodi di brutalità, ma non hanno avuto risposta.
Hrw denuncia una vera "campagna" "per scoraggiare i migranti dal risiedere nella capitale". Riferisce che a settembre le autorità municipali hanno discusso l'espulsione di milioni di lavoratori migranti da Pechino, fino al termine delle Olimpiadi.
Il direttore di una delle scuole ha commentato ad Hrw: "Hanno chiuso le scuole non perché non sono valide, ma per non attirare altri migranti a Pechino". (PB)