06/12/2012, 00.00
VIETNAM
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In migliaia ai funerali di p. Etienne Chan Tin, simbolo cristiano della lotta per la libertà religiosa

Il sacerdote redentorista è morto il primo dicembre all’età di 92 anni. Con gli scritti e la parola, egli ha lottato contro ogni forma di regime e oppressione. Al centro della sua battaglia la politica, la società civile e la testimonianza della fede cristiana. Il valore del “perdono” come comandamento cristiano ed elemento della cultura nazionale.

Ho Chi Minh City (AsiaNews/EdA) - Uno strenuo difensore della libertà religiosa, un simbolo della "resistenza cristiana" contro le ingerenze del potere politico e un portavoce dei valori della società civile contro le ingiustizie e le oppressioni del regime. Così i cattolici vietnamiti ricordano p. Etienne Chan Tin, scomparso il primo dicembre scorso all'età di 92 anni nella cella del convento dei redentoristi nel centro di Saigon, dopo aver trascorso le ultime settimane in ospedale. Per tutta la vita egli ha lottato contro le oppressioni e i regimi - prima quello sud-vietnamita, poi il governo comunista all'indomani della riunificazione nel 1975 - attraverso gli scritti, la parola e i mezzi di comunicazione. Egli ha trattato di religione, di politica e di società civile, sostenendo sempre con forza e vigore i dissidenti e i prigionieri politici, imprigionati per reati di opinione con l'accusa di "propaganda contro lo Stato".

I funerali di p. Etienne Chan Tin si sono svolti il 4 dicembre nella chiesa di Nostra Signora del perpetuo soccorso a Ho Chi Minh City, davanti a una folla composta da oltre cento sacerdoti e migliaia di fedeli. Molti gli amici, i compagni di numerose battaglie, ma anche semplici cittadini che hanno trovato nel suo impegno missionario conforto e ispirazione in tempi di "ingiustizia e oppressione". Nell'omelia p. Vincent Pham Trung Thanh, superiore provinciale dei Redentoristi, ha sottolineato che il valore del "perdono" più volte espresso dal sacerdote scomparso, non è solo "un comandamento cristiano", bensì "un elemento della cultura tradizionale" del Paese, che invita alla "riconciliazione attorno a un defunto".

Il sacerdote è nato il 15 novembre 1920 in un piccolo villaggio della provincia di Thua Tien-Hue. Egli ha pronunciato i voti nel 1944 nella congregazione dei redentoristi e nel 1949 è stato ordinato sacerdote. Ha vissuto in prima persona i grandi eventi che hanno sconvolto il Vietnam nel secolo scorso: la Seconda guerra mondiale, la divisione del Paese in due parti nel 1954 (vivendo nel Sud, legato a livello politico e militare agli Stati Uniti) e il successivo ricongiungimento della nazione sotto il regime comunista di Hanoi.

Incurante dei leader politici e dei diversi governi al potere, il prete vietnamita non ha mai smesso di denunciare i torti e le storture del sistema, rivendicando al contempo il principio inalienabile della libertà religiosa, quale base di tutti i diritti umani. Fra le molte battaglie affrontate in vita - e che gli sono valse pure arresti e condanne - vale ricordare l'aneddoto risalente all'8 novembre del 1989: in un incontro con il ministro degli Interni, egli ha sottolineato che il regime "fantoccio" e imperialista al potere fino al 1975 nel sud del Vietnam gli muoveva "le medesime accuse e analoghi rimproveri" che, a distanza di anni, gli vengono fatti dal governo comunista.

Promotore e testimone dei cambiamenti emersi nel Concilio Vaticano II, egli ha fondato assieme a un gruppo di amici la rivista Doi Dien per aiutare i cristiani alle difficoltà e alle sfide dei tempi moderni. Le sue prese di posizione e le campagne per la liberazione dei prigionieri politici hanno scatenato la reazione delle autorità; tuttavia, p. Etienne non ha mai rinunciato alle proprie idee e alle proprie battaglie, combattute anche attraverso lettere aperte destinate al Comitato centrale del Fronte patriottico, un organismo legato ai vertici del Partito comunista del Vietnam.

Nel 1990, alla caduta dei regimi comunisti nell'Europa dell'est e dell'Unione Sovietica, il sacerdote redentorista ha invitato il governo di Hanoi a un "profondo esame di coscienza" e a un "sincero pentimento", che gli sono valsi qualche settimana più tardi una condanna al confino in una parrocchia di Duyen Hai. Egli verrà liberato tre anni più tardi e riprenderà la sua campagna a favore della libertà del Paese.

 

 

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