In aumento l’export giapponese, anche grazie alla ripresa del mercato cinese
Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Lieve ma significativo recupero delle esportazioni giapponesi ad aprile, che permette al Paese un saldo attivo negli scambi commerciali e fa sperare che si inizi a superare la peggior recessione dalla Seconda guerra mondiale.
L’export nel mese è sceso del 39,1% rispetto all’aprile 2008, comunque meglio di fronte al -45,5% di marzo e al record di -49,4% a febbraio. Verso gli Stati Uniti le vendite sono diminuite del 46,3% ad aprile rispetto al -51,4% di marzo, verso l’Europa c’è stato un -45,4% (-56,1% a marzo) e verso la Cina un -25,8% (-31,6% a marzo). Le esportazioni sono comunque cresciute dell’1,9% rispetto a marzo, mese che aveva già mostrato un recupero rispetto a febbraio. Le importazioni sono scese del 35,8% rispetto all’aprile 2008.
Si attendono i dati sulla produzione industriale, che si stima abbia avuto un incremento del 3,3% rispetto a marzo, il massimo aumento in 6 anni.
Tra le ragioni del lieve aumento c’è l’incremento di richieste dei macchinari (soprattutto telefoni cellulari e macchine fotografiche) e dei prodotti chimici giapponesi per l’industria plastica da parte della Cina, come effetto dei forti finanziamenti interni indotti da Pechino; ma c’è anche una ripresa di fiducia tra i consumatori Usa e la necessità dei commercianti occidentali di ricostituire il magazzino.
La situazione rimane comunque difficile, anche perché il Giappone, come molte altre economie asiatiche, rimane molto dipendente dalle esportazioni. Tra l’altro questo miglioramento non basta a creare nuovi posti di lavoro, dopo i massicci licenziamenti dei mesi passati, né a produrre aumenti nei salari.
L’economista Kyohei Morita, pur commentando con favore la ripresa dell’export, ha osservato che “con probabilità l’economia generale rimarrà stagnante e non prevedo aiuti dal consumo interno e dagli investimenti degli imprenditori”.
Anche altri esperti dicono che le esportazioni e la produzione industriale si stanno stabilizzando, ma che occorrerà tempo per parlare di un’effettiva inversione di tendenza.